Tumore al seno: chemio, radio e agopuntura. La Toscana porta le terapie complementari nel percorso di cura

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La Toscana è la prima regione in Italia a dotarsi di un Percorso diagnostico terapeutico-assistenziale (Pdta) per la medicina integrata in Oncologia. Questo significa che qualsiasi malato di tumore può essere trattato, oltre che con le terapie standard, anche con le terapie complementari come l’agopuntura, seguendo indicazioni chiare, condivise da tutti i centri oncologici e all’interno del sistema sanitario regionale. Un cambiamento già “sperimentato” dalle donne con tumore al seno, come raccontiamo nella nuova newsletter di Salute Seno.

Sul territorio ci sono circa una ventina di centri di oncologia integrata e oltre cento ambulatori di medicina integrata che afferiscono al Servizio sanitario toscano, dove le visite e le prestazioni (sebbene non i preparati o i fitoterapici) sono gratuite. Ad inviare i pazienti a questi ambulatori sono gli stessi oncologi, oppure gli A.I.U.T.O. Point (i punti di servizio e di contatto per le prenotazioni). Ma vi si può accedere anche direttamente, senza l’impegnativa del medico curante. Di norma, comunque, la visita di medicina integrata viene programmata dopo l’incontro con l’oncologo o con il Gruppo oncologico multidisciplinare, che deve stabilire il percorso di cura e le terapie.

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Perché un PDTA?

C’è un motivo per cui tutto questo è stato normato: “I dati parlano di un 30% di pazienti oncologici che normalmente ricorre alle medicine complementari, ma questo non sempre avviene nel modo appropriato. Questo dato non può essere  ignorato e, proprio per garantire invece l’appropriatezza di ciò che viene offerto, abbiamo realizzato un percorso comune, frutto di molti anni di lavoro interdisciplinare tra oncologi e specialisti di medicina integrata della Toscana”, spiega Gianni Amunni, oncologo e Direttore Generale  dell’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica della Regione Toscana (Ispro).

“Il Pdta per la Medicina Integrata in Oncologia – continua Amunni – è uno strumento che definisce quali sono le opportunità offerte dalle terapie complementari, chiarendo cosa utilizzare per quale sintomo, e quando. Diciamo con chiarezza che il cancro si cura con i trattamenti e i farmaci oncologici, ma siamo aperti ad avere un aiuto da questo mondo. Che qui è rappresentato non da santoni e guaritori, ma da professionisti che hanno scelto di lavorare insieme agli oncologi sulla base delle evidenze scientifiche”.

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Prendiamo l’esempio dell’agopuntura per il controllo della nausea da chemioterapia: c’è una evidenza solida alle spalle, e deve essere fatta secondo criteri molto precisi. “Il messaggio – spiega il Direttore Generale – è che i pazienti non sono abbandonati a loro stessi e non devono ricorrere al fai-da-te, ma possono rivolgersi alle strutture pubbliche all’interno di un percorso che già prevede e include le terapie complementari”.

Prima nel tumore al seno Come si è arrivati fin qui? La storia comincia oltre 25 anni fa: la Toscana è stata la prima regione a emanare una legge per riconoscere il percorso formativo dei medici di medicina complementare. Dal 2009 è partita una stretta collaborazione tra gli specialisti di queste terapie e l’allora Istituto Toscano Tumori (oggi Ispro).

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“Da allora molto è stato fatto”, racconta Elio Rossi del Centro regionale per la Medicina integrata presso l’Azienda USL Toscana Nord Ovest: “Gruppi di lavoro, censimenti, studi. E progetti di comunicazione per spiegare alla popolazione che le terapie complementari sono di supporto alla medicina ufficiale e non sono mai alternative ad essa”.

Nel 2015, l’Ispro dava il via a un processo di integrazione delle discipline di medicina complementare che avevano un livello di evidenza scientifica considerato adeguato. Questo ha portato, nel 2019, all’elaborazione di un primo Percorso diagnostico terapeutico assistenziale regionale per i tumori della mammella che prevede il ricorso anche alle terapie complementari.

Un altro primato in Italia: “Il documento è stato approvato ufficialmente circa un anno fa, nel febbraio 2021, e oggi è a disposizione di tutte le Breast Unit della Toscana”, sottolinea Rossi: “A quel punto ci siamo detti: perché riservare questi trattamenti solo a chi ha il tumore al seno? E poiché non avrebbe avuto molto senso fare un Pdta di medicina integrata per ciascun tumore, abbiamo allora considerato tutti i sintomi comuni ai diversi tumori e gli effetti avversi legati ai trattamenti oncologici, e abbiamo realizzato questo Pdta per tutti i pazienti oncologici, basandoci sulle terapie complementari che hanno maggiore solidità scientifica. Questo straordinario traguardo, unico ad oggi in Italia, aprirà la strada a un maggiore riconoscimento e speriamo anche a una maggiore diffusione dell’oncologia integrata come risorsa efficace, sicura e sostenibile per i malati di tumore”.

Oncologia integrata, sempre più basata sull’evidenza scientifica

Cosa prevede il percorso

Nel Pdta vengono prese in considerazione diverse condizioni: dall’ansia all’insonnia, alle possibili complicanze post-chirurgiche come il linfedema, agli effetti avversi della chemioterapia (come il cosiddetto chemobrain), della terapia endocrina, della radioterapia.

Sono tre gli approcci di medicina complementare considerati: l’agopuntura, la fitoterapia e l’omeopatia. La validità scientifica di quest’ultima, però, solleva perplessità. “Ci sono alcune prestazioni che vengono accettate con più facilità e altre che presentano storicamente elementi di sospetto e sollevano dubbi: l’omeopatia in particolare”, commenta Amunni: “Vogliamo lavorare anche su questo aspetto con rigore metodologico, ma con un approccio laico. L’obiettivo è prenderci carico a tutto tondo dei pazienti, che in una grande percentuale ricorrono all’omeopatia senza controllo. Di nuovo, quindi, vogliamo garantire l’appropriatezza e che non vi sia alcun rischio per i pazienti. Mi sembra fondamentale che ci sia un dialogo tra la medicina ufficiale, che rappresento, e questo mondo che si rende disponibile a collaborare”.

Le linee guida Usa per le terapie complementari nel tumore al seno

Negli Usa, dove si fa parecchia ricerca sulla medicina integrata in oncologia, già nel 2018 erano state pubblicate le linee guida sull’uso delle terapie complementari per il tumore al seno della Society for Integrative Oncology (SIO).

Per ciascun approccio viene specificata la “forza” delle evidenze scientifiche e su questa base vengono stilate le raccomandazioni, esattamente come accade per i trattamenti ‘ufficiali’. “È un lavoro che in Toscana, e in Italia in generale, non è ancora stato fatto, ma che siamo intenzionati a portare avanti”, conclude Rossi: “Questo primo documento enuncia una serie di importanti principi generali, a cui seguiranno delle indicazioni operative più precise”.

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