Tumore al seno: è l’ora dell’agopuntura

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Un paio di settimane fa, una rivista medica tra le più ‘quotate’, Jama Oncology, pubblicava i risultati di un nuovo studio sull’agopuntura nei pazienti con tumore. Lo studio è stato condotto da uno dei più importanti centri di riferimento a livello mondiale per la ricerca sul cancro e in cui è nata l’oncologia, il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. Sono stati confrontati due tipi di agopuntura – l’elettroagopuntura e l’auricoloterapia – con le cure standard che si usano per mitigare i dolori muscolari e scheletrici, frequenti nei pazienti oncologici. Risultato? Entrambi i tipi di agopuntura si sono rivelati significativamente più efficaci dei farmaci antidolorifici. Come raccontiamo nella newsletter Salute Seno (qui il link per iscriversi gratuitamente), questa è solo l’ultima ricerca, in ordine di tempo, che conferma la validità di questo approccio della Medicina Tradizionale Cinese nel migliorare la qualità di vita di chi è in cura per un tumore e nel controllo del dolore. “Gli Usa hanno fatto da apripista nell’impiego dell’agopuntura e della medicina integrativa in generale, e il Memorial Sloan Kettering, insieme all’MD Anderson Cancer Center di Houston, è l’istituto di cui vogliamo seguire le orme”, racconta Romina Rossi, responsabile del servizio di Cure Palliative, terapia del dolore e medicina integrativa dell’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori (IRST) dell’Emilia Romagna di Meldola (nella foto sotto): “La medicina integrativa sta prendendo piede anche perché, per fortuna, sta aumentando la sopravvivenza e con essa la richiesta di un recupero a 360 gradi della qualità di vita. Attenzione, però: integrativa non vuol dire alternativa, e bisogna essere cauti. È un atto che va selezionato attentamente tra quelli che hanno maggiori evidenze scientifiche. Che devono continuare ad essere confermate, ecco perché credo sia importante che se ne occupi chi fa anche ricerca”.

Insieme all’Istituto Oncologico Romagnolo (IOR), l’IRST sta costruendo un percorso di medicina oncologica integrativa sia per la fase attiva di terapia e sia per quella seguente. Inoltre, sta partecipando a un progetto multicentrico dell’Emilia Romagna – Mediorer (Medicina Integrata in Oncologia della Regione Emilia-Romagna, promosso dall’Ospedale Bellaria di Bologna e che coinvolge diversi centri) – proprio per verificare la fattibilità di proporre l’agopuntura alle donne con tumore al seno come attività di routine, affiancandola a quella clinica, all’interno degli ospedali oncologici. “Lo studio Mediorer nasce da un’iniziativa della ginecologa Grazia Lesi, che da anni si occupa di agopuntura”, spiega Anna Fedeli, oncologa del Gruppo di Patologia della Mammella e agopuntore dell’IRST: “Il centro ha coinvolto quasi 50 donne con tumore al seno e con i sintomi della menopausa indotta dalle terapie oncologiche, in particolare le vampate. Ma lo scopo non è quello di dimostrare che l’agopuntura aiuta a controllare i sintomi della menopausa, cosa che è già nota, quanto di verificare l’attitudine dei medici a inviare le pazienti che possono trarre giovamento da questo trattamento, di raccogliere le loro osservazioni e di capire le criticità. Che ci sono state al di là dell’arrivo della pandemia, ma grazie alla collaborazione di tutti siamo riusciti a superarle”. Mediorer è anche un progetto di medicina narrativa che si baserà sulle interviste condotte alla fine del trattamento (della durata di 10 settimane) con un gruppo delle pazienti.

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Si può fare affidamento su agopuntori esterni, ma il fatto di coinvolgere i medici degli ospedali che seguono già i pazienti ha una sua logica: “L’agopuntura in Italia è un atto medico: solo i laureati in Medicina e Chirurgia possono praticarla, dopo aver seguito un percorso triennale che corrisponde a un master universitario di secondo livello, questo sia a garanzia di qualità della prestazione sia per gestire le eventuali complicanze”, spiega Fedeli: “Credo che ci possa essere un vantaggio se chi prescrive i farmaci o somministra la radioterapia, e quindi conosce bene le tossicità legate ai trattamenti, è lo stesso medico che esegue l’agopuntura, così da poter prendere il meglio dell’uno e dell’altro approccio e modulare i due interventi. Certamente, però, anche altri medici agopuntori possono imparare a gestire il paziente oncologico”.

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Accanto a Mediorer, Fedeli ha disegnato un altro studio clinico – Flair (Flush Acupuncture, Inflammation Research) che ha coinvolto le stesse pazienti. In questo caso l’obiettivo è approfondire dal punto di vista biochimico i meccanismi di azione dell’agopuntura, per analizzare se e come cambiano i valori delle citochine infiammatorie e alcuni parametri relativi al metabolismo delle ossa. Le pazienti sono quindi state sottoposte a tre prelievi di sangue: prima dell’inizio del trattamento, alla fine delle 10 settimane e a distanza di sei mesi. Al momento i ricercatori stanno analizzando i campioni raccolti.

Fedeli è sempre stata molto attratta dalle potenzialità della medicina integrativa, che nella sua visione comprende anche l’alimentazione. “La Medicina Tradizionale Cinese, però, è arrivata più tardi nel mio percorso, quando ho vissuto l’esperienza del tumore nella mia famiglia. Come oncologa e come farmacologa non ero riuscita a dare le risposte a tutte alle necessità che vedevo giorno dopo giorno, e questo senso di impotenza estremo mi ha spinto a cercare ancora. Ho cominciato a scandagliare la letteratura scientifica per trovare cosa avesse le basi più solide e potesse essere davvero di aiuto ai pazienti. E poi ho cercato le scuole di agopuntura di buon livello. Dobbiamo sempre ricordare che i pazienti oncologici non hanno solo il cancro: oggi, per esempio, con questa tecnica riesco a trattare pazienti oncologiche con fibromialgie che non avevano trovato sollievo con i farmaci. Le applicazioni sono moltissime: restando nell’ambito del tumore al seno, è possibile intervenire con successo anche in caso di linfedema post-operatorio, che per fortuna è sempre più raro, senza complicanze. I punti in cui inserire gli aghi, infatti, non si trovano quasi mai sulle parti da curare”.

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In questa attività Fedeli è affiancata da Luca Tontini, medico radioterapista dell’IRST: “Il razionale dell’agopuntura è andare a ricreare il benessere psico-fisico e curare non solo il sintomo, ma tutto l’organismo”, sottolinea Tontini: “Il primo passo è sempre l’anamnesi, perché l’intervento deve essere personalizzato: ogni paziente ha il suo trattamento e alcuni dei punti da stimolare possono essere diversi da caso a caso. I dati devono ancora essere analizzati, ma dal punto di vista clinico finora abbiamo avuto un’ottima risposta dalle pazienti trattate nello studio Flair: circa il 90% ha visto una diminuzione importante delle vampate già dopo 4-5 sedute”. Nella sua esperienza, Tontini ha trattato diverse condizioni, compresi alcuni effetti collaterali della radioterapia, come gli eritemi: “La medicina occidentale e quella tradizionale cinese sono due mondi distanti, ma possono essere realmente complementari. Io non mi levo il camice quando eseguo l’agopuntura”, conclude Tontini: “L’importante è sapere quando l’una può essere davvero di supporto all’altra”.

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