Turismo, nel decreto Sostegni un fondo da 700 milioni per la montagna

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MILANO – Sale di un centinaio di milioni, dai 600 attesi ai 700 milioni presenti nell’ultima bozza prima del Consiglio dei ministri, il valore dei contributi a fondo perduto che il governo indirizza verso la montagna con il decreto Sostegni. Una filiera che lamenta l’azzeramento del turismo sugli sci, scattato come primo atto dell’esecutivo Draghi per fermare la terza ondata pandemica, e che nel caso degli impianti di risalita ha ormai la prospettiva di non lavorare fino alla prossima stagione invernale.

Per questo c’era grande attesa per capire come sarebbero stati congegnati i ristori. Stando al testo di questa mattina, in attesa del vaglio ufficiale del governo, il fondo da 700 milioni è istituto presso il Mef ma è destinato alle Regioni e alla province autonome di Trento e Bolzano. Saranno queste a dirottare i ristori sui “soggetti esercenti attività di impresa di vendita di beni o servizi al pubblico” nei comuni montani che nel 2019 avevano presenze turistiche superiori di tre volte rispetto al numero dei residenti.

Il riparto delle risorse è affidato a un decreto che deve esser varato entro un mese dalla pubblicazione del dl Sostegni, a firma del neonato ministero del Turismo (guidato dal leghista Garavaglia) con un concerto che tocca il Tesoro, gli Affari regionali e la Conferenza Stato-Regioni (d’altra parte la competenza in materia di turismo è costituzionalmente in capo ai governatori).

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Il decreto fissa però i paletti: almeno il 70% dei fondi deve andare ai comuni in base a quanti ski-pass (“titoli di accesso a impianti di risalita a fune”) erano stati venduti nel 2019. La parte restante deve andare: ai comuni del medesimo comprensorio sciistico di quelli individuati con il criterio dei biglietti di risalita venduti, proporzionalmente al fatturato degli esercizi commerciali registrato nel periodo 2017-2019; e ai maestri di sci e alle scuole di sci, sempre proporzionalmente ai ricavi registrati nel 2017-2019.

Come per i contributi a fondo perduto generalizzati, anche per questi specifici per la montagna si prevede un limite massimo di 150 mila euro e un minimo di mille euro per le persone fisiche e duemila euro per le società (anche per le startup del 2020). Il contributo è esentasse e in alternativa si può scegliere di incassarlo come credito d’imposta.

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In attesa del decreto che definirà nel dettaglio a chi andranno questi contributi, resta aperta in base alla bozza l’opzione che si estendano al di là degli impianti di risalita. Eventualità che l’assocaizione di categoria aveva chiesto a Garavaglia di escludere: soltanto ieri la presidente di Anef, Valeria Ghezzi, ha scritto una lettera al ministro del Turismo “da imprenditore di ristorazione, ricettivo e impianti di risalita. Tre mestieri essenziali nell’economia di montagna ma sui quali l’impatto delle chiusure è stato profondamente diverso per la diversa struttura di costi e ricavi e per l’incidenza decisamente diversa dei costi fissi”. Secondo Anef, l’assimilazione delle categorie porterà gli impianti a non essere “neppure in grado di fare manutenzioni e interventi necessari per il prossimo inverno. Ci attendono 8 lunghi mesi di spese e costi in totale assenza di ricavi. Veniamo da 12 mesi di costi sostenuti in totale assenza di ricavi”.

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