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Tv, la fauna da talk che piace a Mosca: Tass loda Orsini, alla Luiss è fronda

ROMA – Non si è arrivati alla follia della par condicio a Montecitorio, dove un pugno di onorevoli grillini ha evocato la video-call di Vladimir Putin per “bilanciare” quella di Volodymyr Zelensky, ma nei salotti tv nostrani prospera una fauna da talk a cui il Cremlino non può che guardare con occhio benevolo. Che la Russia sia interessata a far filtrare nel Belpaese la linea dello zar, propagandata in patria da Sputnik e simili (ora oscurati nell’Ue), è evidente anche dalla conferenza stampa improvvisata ieri dall’ambasciatore Sergey Razov davanti alla procura di Roma.

E l’eco della grancassa russa è regolarmente on air anche qui da noi, un’ospitata dietro l’altra. Non è un caso che la Tass, l’agenzia di stampa del governo di Mosca, abbia appena celebrato Alessandro Orsini, direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della Luiss, che da un mese sostiene che “per ogni battaglia persa da Putin siamo obbligati a preoccuparci di più”. Per la Tass, è “l’esperto italiano che accusa l’Ue di intensificare il conflitto invece di cercare la pace”. E per pace, si intende naturalmente la resa degli ucraini.

Posizioni che anche all’interno dell’università intitolata a Guido Carli creano imbarazzi e accese discussioni fra accademici. Con una fronda piuttosto nutrita di prof, nel cui novero spiccano personalità illustri come Sabino Cassese, decisamente turbati dal fatto che il collega Orsini si fregi in tv del brand Luiss, “la casa di tutti”, per esprimere punti di vista personali, giudicati “gravi”.

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Da qui la richiesta di una presa di posizione, cioè quantomeno la rimozione di Orsini da capo dell’osservatorio, consegnata nei conversari di questi giorni ai vertici del dipartimento dell’ateneo. Che però al momento non sono intenzionati a procedere, nel nome della libertà assoluta di pensiero. C’è anche chi fa notare le contraddizioni del professore neo-ingaggio Rai a Carta Bianca (ma con contratto azzerato post-polemiche), che in un articolo sul Fatto di ieri ha denunciato la “compenetrazione tra il potere politico-economico e i centri di ricerca”.

Dimenticando forse che l’Eni, forza economica di primo livello, finanzia proprio il suo osservatorio, tramite uno studio sulla geopolitica dell’energia attivo da qualche anno, che l’università ha poi affidato a Orsini. È lui la star di questo firmamento talk gradito a Mosca, ma è affiancato da comprimari del suo stesso livello. C’è chi come Vsevolod Gnetii, giornalista russo che padroneggia benissimo l’italiano tanto da bollare come “caciara” le mosse di Zelensky, ha sostenuto su Rete 4 che sia stata l’Ucraina a programmare la guerra contro la Russia. “Putin si è solo mosso per primo”.

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Habitué dei talk italiani è Alexey Komov, presidente russo del Congresso delle Famiglie, che in collegamento da Mosca con traduzione simultanea, riverbera sui nostri schermi la propaganda di Putin, il quale, scandisce, “sta denazificando l’Ucraina”. Macina ospitate Sandro Teti, editore di testi “post-sovietici”, che ha raccontato di avere incontrato Putin “scambiandoci battute durante una serata”. Nel party evidentemente non si è discusso dei futuri bombardamenti sui civili in Ucraina, che Teti fino a qualche giorno fa negava. Si è anche lamentato: “Sono stato cacciato dalle televisioni”. Ma ieri era regolarmente al posto di combattimento tv, su La7.



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