Uber e taxi, pace a New York: “Tutti sull’App”

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Un tempo non c’era gesto più newyorchese del braccio alzato per fermare la scia di taxi gialli dominatori delle strade. Poi, con l’avvento di Uber nel 2014 – che per il predominio condusse una dura battaglia contro i tassisti locali, vinta descrivendo i rivali come mafiosi, corrotti, inefficienti, avidi e schierando un suo esercito di 85mila autisti – sempre più abitanti della città che non dorme mai avevano ceduto alla comodità dell’applicazione. Riconoscibili all’angolo di ogni strada per quella postura curva sul telefonino a seguire l’icona dell’agognato passaggio. Il risultato più evidente era stato fin da subito un aumento del traffico in città del 7% e il crollo del valore di una licenza di taxi: passata da un milione di dollari a 150mila.

Ora una nuova alleanza unificherà quei due modelli di business definiti un tempo dall’ex sindaco Mike Bloomberg “diversi come l’acqua e l’olio”. Uber ha annunciato una partnership coi rivali di un tempo, che passa attraverso una collaborazione con Curb e Cmt, le app qui usate dalle auto gialle ma mai decollate davvero. Entro la fine della primavera – la data non è stata annunciata – ci si potrà dunque procurare un UberX o uno “Yellow Cab” al medesimo costo: e con un unico click.

Come d’altronde già avviene in altre città del mondo. Quando Barcellona stabilì che per non far concorrenza sleale gli autisti di Uber dovevano aspettare 15 minuti prima di poter prendere una corsa, il colosso dei trasporti low cost integrò nel suo sistema i 2500 taxi locali. Lo stesso a Vienna dove gli affari erano messi in pericolo da una legge che imponeva la licenza per tutti. Se a Hong Kong, Seul, Bogotà, dove le corse costavano niente, il colosso dei trasporti low cost ha invece acquisito intere società di taxi, a Londra, Parigi e Roma le tensioni con le cooperative non si sono mai sopite: la rivalità resta alta e solo a Torino e Napoli i tassisti possono associarsi a Uber su base volontaria. Ciò non di meno, le ambizioni dei manager sono altissime: “Entro il 2025 vogliamo tutti i taxi del mondo sulla nostra piattaforma”, ha affermato il vice presidente Andrew Macdonald nella riunione annuale degli investitori.

L’annuncio newyorchese, il primo del genere negli Stati Uniti che ha fatto subito guadagnare il 5 per cento al titolo, arriva in un momento particolarmente critico nel mercato dei trasporti della Grande Mela, uno dei più lucrativi al mondo. Durante la pandemia, quando tutti erano costretti in casa, le corse sono crollate come ovunque nel mondo. Ma molti autisti, costretti a cambiare mestiere, non sono più rientrati: col risultato che oggi almeno settemila taxi gialli sono fermi in garage.

Uber, che pure ha perso cinquemila collaboratori, conta ancora su 80mila autisti. Ma la richiesta supera enormemente l’offerta: e i prezzi sono levitati più che in qualunque altra città d’America, su del 17 per cento rispetto a gennaio 2020. La speranza è che l’alleanza salverà i taxi gialli: calmierando allo stesso tempo i prezzi. Quanto la novità converrà a passeggeri e tassisti è un’incognita. Il costo di una corsa sarà più alto di quello di un’auto fermata in strada: Uber, Curb e Cmt otterranno infatti una quota. E il costo predeterminato potrebbe non convenire all’autista.

Per questo uno degli accordi è assicurare viaggi di ritorno nel caso di corse fuori città, tratte che con l’aumentare del costo della benzina sono diventate particolarmente dolorose. Uber invece già canta vittoria: l’aumento delle corse fa crescere le offerte correlate, come la consegna di cibo a domicilio. Servizio che proprio non ci si può procurare con un braccio alzato.

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