«Addio Chris, continua a calciare fra le nuvole». Angela Longo, preside dell’istituto comprensivo di Negrar, ricorda il suo studente rievocando un abbraccio. Era la festa per la fine dell’anno scolastico, c’era appena stato un piccolo concerto realizzato dai frequentanti della sezione musicale. Quando è stato il momento di consegnare un mazzo di fiori alla dirigente scolastica, è stato Chris lo studente scelto per farlo. E lui un po’ emozionato si è avvicinato alla preside, le ha messo in mano i fiori. Lei, prima di riceverli, l’ha abbracciato. «Frequentava la seconda, era un ragazzo d’oro», dice. «Non ho parole e lacrime, ho tanta rabbia per quello che è successo. Non si può morire in questo modo».
La scuola ora è chiusa per la vacanze estive ma con la ripresa delle lezioni l’argomento verrà affrontato in qualche modo. Ci sarà un momento per ricordarlo, magari con un concerto. Ma questa tragedia sarà analizzata anche sotto la lente dell’educazione civica, in modo che il sacrificio di questo giovane possa riconsegnare un insegnamento buono per tutti gli altri compagni.
Il luogo dell’incidente
(ansa)
Casa, scuola e campo di calcio. La vita del tredicenne (avrebbe compiuto 14 anni il 2 settembre prossimo) era scandita da questo. Era tesserato con la Polisportiva Negrar, giocava in attacco, sognava la serie A. «Era un ragazzo come tanti, voleva divertirsi, stava bene in gruppo», ricorda Matteo Zanotti, il presidente della polisportiva. «Si muoveva in pullman per raggiungere il campo, spesso arrivava in anticipo perché dipendeva dai tempi dei mezzi pubblici. Ma non ha mai mancato un allenamento, si vedeva che ci credeva, che voleva farcela. È un dispiacere grande».
Scorrono le immagini di questa famiglia originaria del Ghana, che era riuscita a inserirsi bene in un contesto sociale non sempre ben disposto nei confronti dei migranti. “Ma questa è gente per bene, gente che lavora”, dicono in paese, dove l’immagine di questo ragazzino entusiasta e pieno di energia si associa in ogni ricordo con la sua passione per il calcio. Chris abitava con la madre e i due fratelli in un palazzo abitato da altre famiglie africane. Il sindaco di Negrar, Roberto Grison, esprime sconforto e indignazione: «Queste cose non possono succedere. E invece, purtroppo, succedono sempre di più, con l’aggravante che chi ha investito un ragazzino scappa. Dobbiamo iniziare a chiederci il perché accade».
L’ambiente sportivo giovanile della provincia di Verona è sotto choc: «Per la famiglia del Real Valpolicella e della Polisportiva Negrar è un momento di grande dolore. Ci ha tragicamente lasciato Chris, un abbraccio alla famiglia. Avevi un sorriso meraviglioso, il sorriso di un angelo. Ci hai lasciato in dono qualcosa di bello ad ognuno di noi. Buon viaggio».
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