Il fotoreporter e documentarista ucraino Maxim Levin è stato ritrovato morto vicino alla capitale Kiev dopo essere scomparso oltre due settimane fa. Lo ha riferito su Telegram il consigliere presidenziale ucraino Andriy Yermak. Levin era disperso dal 13 marzo scorso e il suo cadavere è stato rinvenuto nei pressi del villaggio di Huta Mezhyirska. “Secondo le prime informazioni, Maxim Levin è stato assassinato da soldati delle forze armate russe” ha affermato l’Istituto per i mezzi di comunicazione dell’Ucraina, citando la Procura generale dello Stato.
Levin, nato nel 1981, collaborava con testate nazionali e internazionali tra cui Reuters, Bbc e Ap. Lascia moglie e quattro figli minori. Nessuna notizia ancora del collega che lo accompagnava nel servizio giornalistico del 13 marzo scorso, Oleksiy Chernyshov.
“Il primo aprile, dopo approfondite ricerche intorno al villaggio di Huta Mezhyhirska nella regione di Kiev, la polizia ha trovato il corpo senza vita di Maks Levin”, scrive Ukrinform citando la testata ucraina per cui Levin lavorava, la LB.ua. Accompagnato da Oleksiy Chernyshov, militare ed ex fotografo, Levin era arrivato a Huta Mezhyhirska il 13 marzo per documentare le conseguenze dell’aggressione russa. I due avevano lasciato l’auto su cui viaggiavano e si erano diretti verso il villaggio di Moshchun. A quel punto però le comunicazioni si erano interrotte. Al momento non si hanno ancora notizie di Oleksiy Chernyshov.
Maks Levin era nato nella regione di Kiev, aveva collaborato con un gran numero di testate internazionali oltre che ucraine, e la gran parte dei suoi progetti erano dedicati alla guerra in Ucraina. “Ogni fotografo ucraino vuole scattare la foto che fermerà la guerra”, usava dire. Levin si era però dedicato a diversi progetti a scopo umanitario, legati a organizzazioni internazionali come Oms, Unicef e Osce.