Altri 8 morti a Kiev. Sindaco, lei parla coi suoi cittadini dei posti colpiti. Stanno perdendo fiducia?
Vitaly: “L’obiettivo dei russi è provocare il panico perché pensano che gli abitanti poi facciano pressione per la resa. Le racconto una storia: al quartiere di Obolon un vecchio è venuto da me, la sua casa era distrutta. “Adesso cosa faccio, sindaco?”, mi ha chiesto. Gli ho dato diverse opzioni, allontanarsi nell’ovest dell’Ucraina oppure lasciare il Paese. Mi ha risposto: “No, non ha capito, qui ho i miei amici e la mia famiglia, non me ne vado, voglio un fucile per difendere la mia città””
Volodymyr, qual è il suo ruolo?
Volodymyr: “Mi occupo di tutta la parte degli aiuti umanitari e finanziari. Il mio passato sportivo e il fatto di aver lavorato a livello internazionale mi aiutano a tenere tutto insieme. Contatto i partner che nel mondo ci stanno dando una mano…”.
Vitaly: “Ha fatto arrivare più di cento convogli. Ha messo a disposizione il suo status di star internazionale per il nostro bene”. (si gira verso di lui) “Grazie Volodymyr, stai facendo un lavoro enorme, sapere che sei accanto a me mi dà sicurezza”.
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Siete l’uno il coach dell’altro, quindi.
Volodymyr: “Siamo forze indipendenti di una stessa unità. Lo aiuto a gestire le situazioni stressanti, e, credetemi, ne abbiamo tante”.
Lo spirito del pugile vi è di aiuto in questo momento?
Volodymyr: “Assolutamente sì. Disciplina, dedizione, controllo dello stress sono decisivi per chi, come noi, deve gestire una città assediata…La nostra preparazione atletica ci consente di essere resilienti e rimanere concentrati. La resistenza fisica è fondamentale, sul ring come in guerra”.
Vitaly: “Se vuoi essere il migliore, devi lavorare con i migliori. Lo staff che sta con noi nel rifugio del municipio è composto dalle persone per bene. Il mio compito è motivarle”.
Come fate?
Volodymyr: “Non serve molto, basta stare spalla a spalla. La forza di volontà è la cosa più potente che la mente e il corpo hanno. La nostra volontà sarà più forte di ogni missile e di ogni proiettile”.
Vostro padre era comandante in capo delle operazioni di bonifica di Chernobyl ed è morto di cancro per le radiazioni assorbite. Come vi ha fatto sentire vedere bombardamenti vicino alle centrali?
Vitaly: “Penso spesso a nostro padre, uno dei check-point che ho visitato di recente è vicino al cimitero dove è seppellito. Lui era un soldato, ha aiutato milioni di ucraini senza pensare alla sua salute. È un grande onore dare la vita al proprio Paese. Noi seguiamo il suo esempio: cerchiamo di salvare la vita di milioni di persone senza pensare alla nostra”
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Come sta andando la controffensiva a Irpin?
Volodymyr: “A Irpin, Bucha, Hostomel, Vorzel il fronte va avanti e indietro, lo perdiamo e lo recuperiamo, è un inferno. Specialmente per i civili”.
Ci sarà il massiccio attacco via cielo e via terra che tutti temono?
Vitaly: “Due settimane fa avrei detto di no, però da allora ho visto i russi sparare a civili inermi. Oggi dico che è possibile. Putin può distruggere le città, non è sano di mente”.
Qual è il suo messaggio all’Italia?
Vitaly: “Grazie del vostro supporto agli ucraini sfollati, abbiamo apprezzato molto. Ma ad alcuni politici dico: non potete essere incinta a metà. Dovete decidere da che parte stare. Andate a protestare all’ambasciata russa, tagliate le relazioni economiche con Mosca. Bisogna scegliere: bianco o nero, democrazia o autoritarismo, guerra o pace”.
Alla fine della vostra giornata, cosa vi dite?
Volodymyr (si gira verso Vitaly): “Slava Ukraini, fratello”.
Vitaly: “Heroyam slava”.
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