Ucraina, nel parmense alloggi confiscati alle mafie consegnati ai profughi

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Nuova vita per gli appartamenti sequestrati alla ‘ndrangheta a Sorbolo Mezzani (Parma) e una nuova speranza per chi li abiterà: questa mattina un gruppo di profughi ucraini in fuga dalla guerra ha aperto la porta degli alloggi dove vivranno.

Lo hanno fatto con un mazzo di chiavi a loro consegnate su un vassoio: sopra, la scritta “Comune di Sorbolo Mezzani per l’Ucraina”.

Si tratta per ora di dodici profughi ucraini hanno varcato la soglia di due appartamenti, di circa 50 metri quadri l’uno.

È uno fra i primi casi in Italia – sottolinea la Regione – in cui persone che scappano dalla guerra entrano in alloggi tolti alle mafie.

Nel giro di pochi giorni, verranno terminati i lavori di una terza unità abitativa, nella stessa palazzina, di 30 metri quadri: così, altre tre persone in fuga dalla guerra troveranno dimora. In tutto, quindi, ci saranno quindici i profughi accolti in tre case.

Un evento doppiamente positivo: per i profughi, che hanno trovato una sistemazione, seppur temporanea, nuova e accogliente, e per le case in sé che li ospitano.

Case che hanno una storia particolare, perché fanno parte di quei dieci immobili confiscati (cinque appartamenti e cinque autorimesse) alla ‘ndrangheta a Sorbolo Mezzani, e che sono tornati al servizio della collettività e del bene comune.

Risale a due anni fa infatti la consegna, da parte dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), al Comune, nell’ambito del progetto Spazi per ricominciare.

Sorbolo, le case confiscate alla ‘ndrangheta vanno al Comune – Foto

La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha partecipato a Sorbolo alla consegna al Comune di un compendio immobiliare (cinque alloggi e altrettante autorimesse) confiscato alla criminalità organizzata. La ministra prima si è recata nella sala civica per un incontro sulla legalità a cui hanno preso parte il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il procuratore della Repubblica di Parma Alfonso D’Avino, il direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati Bruno Frattasi e il sindaco di Sorbolo Mezzani Nicola Cesari. Poi la visita al bene confiscato alla criminalità organizzata in via Montefiorino 2/A. (Foto Marco Vasini)

Beni confiscati, Lamorgese a Sorbolo: “Un aiuto alla collettività”

Stamattina, alla consegna delle chiavi, insieme al sindaco di Sorbolo Mezzani, Nicola Cesari, erano presenti il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, l’assessore regionale alla Protezione civile, Irene Priolo, il prefetto di Parma, Antonio Lucio Garufi, le autorità civili e militari.

“Restituire alla società civile i beni confiscati alle mafie rappresenta il primato della democrazia e della legalità- sottolinea il presidente Bonaccini-. Mettere questi immobili a disposizione di cittadini in fuga dalle atrocità della guerra è un passo avanti in più. Siamo di fronte a un conflitto ingiustificabile. L’intero sistema regionale è alle prese con l’accoglienza di migliaia di ucraini, soprattutto donne e bambini, in uno sforzo che vede insieme istituzioni, cittadini e famiglie, in Emilia-Romagna e nel Paese. Legalità e solidarietà sono valori cardine della nostra terra: oggi siamo qui per dimostrarlo concretamente, in aiuto di persone che si sono lasciate alle spalle un orrore che deve finire al più presto”.

Su indicazione del ministero dell’Interno, e in collaborazione con l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati, in tutto il territorio regionale è in corso una ricognizione per definire il numero di alloggi confiscati da mettere a disposizione dell’accoglienza dei profughi.

 

L’accoglienza dei profughi a Sorbolo Mezzani

Attualmente sono una settantina i profughi che hanno trovato ospitalità a Sorbolo Mezzani, a casa di amici e parenti. A Parma e provincia il numero sale a 1.286.

Con l’assegnazione a 15 di loro delle tre unità abitative, si vuole trovare una sistemazione più autonoma e “alleggerire” la rete amicale e parentale che finora si è resa disponibile.

L’accoglienza nelle tre case si basa su una convezione siglata tra Comune, Prefettura e Terzo settore: i profughi saranno infatti seguiti e gestiti dalla cooperativa sociale Co’ d’Enza, con l’aiuto della Caritas parrocchiale.

La cooperativa si occupa già di altri profughi, all’interno di proprie strutture. Di fatto, con la Convenzione, la modalità di accoglienza nelle tre case confiscate sarà quella del Cas.

Alla sistemazione delle prime due unità abitative hanno contribuito in tanti: l’Associazione Libera che ha imbiancato le pareti, i volontari che hanno trasportato mobili, e i cittadini che si sono mobilitati per fornire piatti, bicchieri e tutto l’occorrente per viverci.

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