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Ucraina-Russia, cos’è successo oggi: l’esercito ucraino fa passi avanti. E Zelensky ai negoziati rifiuta di cedere qualsiasi territorio

È l’Ucraina oggi a spostare le sue truppe in avanti. E la rinnovata fiducia permette a Kiev di porre condizioni nei negoziati che riprenderanno martedì mattina, questa volta a Istanbul, in Turchia. Il primo incontro è previsto per le 9 e si andrà avanti fino a mercoledì.

Nella capitale ucraina intanto è stato dato ordine di riaprire le scuole (a distanza), anche per distrarre i bambini dalla guerra. Ma senza esagerare con i compiti, è la raccomandazione fatta ai docenti.

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I negoziati di Istanbul

Ieri sera, per preparare il terreno alle trattative di Istanbul, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha parlato sia con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che con quello russo Vladimir Putin. Zelensky ha anticipato di essere disposto a discutere sulla futura neutralità del paese e sulla sua denuclearizzazione, ma non a cedere alcun territorio. L’obiettivo (ambizioso) dei negoziati di Istanbul è far incontrare di persona Putin e Zelensky.

I sospetti di avvelenamento di Abramovich

Di certo non aiuta a distendere i toni la notizia diffusa dal Wall Street Journal, secondo cui la delegazione ucraina che aveva iniziato le trattative una settimana dopo lo scoppio della guerra hanno mostrato sintomi di avvelenamento. Oltre a loro, anche il miliardario russo Roman Abramovic, ex proprietario del Chelsea, coinvolto nelle mediazioni. Avrebbero mostrato “occhi rossi, desquamazione della pelle sul viso e sulle mani”, ma non sarebbero in pericolo. La notizia indica però quanto forti siano le pressioni per non raggiungere un cessate il fuoco da parte della Russia.

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I passi indietro delle truppe russe

Sul terreno, intanto, i russi hanno abbandonato l’avamposto di Irpin, la cittadina a nord-ovest di Kiev che avevano guadagnato al prezzo di un fiume di sangue. I loro carri armati si sono ritirati anche da due cittadine del nord-est del paese, nella regione di Sumy: Trostyanets e Boromlya.

(reuters)

Secondo un rapporto dello Stato maggiore ucraino, la 106esima divisione aviotrasportata russa sarebbe rientrata in Bielorussia a causa delle perdite subite. In cambio, nella regione di Gomel, nel sud-est della Bielorussia (dove si sono svolti i primi negoziati) sarebbero approdati missili forniti dalla Russia. Lanciarli verso l’Ucraina vorrebbe dire coinvolgere direttamente Minsk nella guerra.

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Il dramma di Mariupol: 5mila vittime

Anche il nostro primo ministro Mario Draghi oggi ha parlato con Zelensky, che si è lamentato per “il mancato funzionamento dei corridoi umanitari”, bloccati dai russi. Draghi ha espresso dolore per “i bombardamenti delle città, incluse le scuole, con l’uccisione di molti civili inclusi i bambini”.

Mariupol è sicuramente il simbolo più tragico di questa situazione. Quasi 5mila persone sono state uccise, fra cui 2mila civili e 210 bambini, secondo il sindaco Vadym Boychenko. Il 90% dei suoi edifici sarebbe danneggiato e il 40% completamente distrutto, inclusi 3 ospedali e 57 scuole.

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L’assedio di Mariupol è in corso da 28 giorni. Prima che le vie d’uscita dalla città venissero bloccate, ha spiegato il sindaco, 140mila persone erano fuggite. Altre 150mila sono state evacuate successivamente e 30mila “deportate” in Russia o nelle zone occupate dai russi nell’est dell’Ucraina. In città restano bloccate circa 170mila persone. “Questo è genocidio, vogliono cancellare la città dalla faccia della Terra” ha detto Boychenko. Emmanuel Macron, presidente francese, potrebbe parlare a Putin oggi o domani per convincerlo a evacuare gli abitanti rimasti.

In Russia chiude anche Novaja Gazeta

Mosca intanto continua a stringere la museruola sull’informazione. Oggi anche il giornale indipendente Novaja Gazeta, in cui lavora il premio Nobel per la Pace 2021 Dmitry Muratov, ha interrotto le pubblicazioni, dopo gli avvertimenti ricevuti dalle autorità del Cremlino. “Dopo tutto questo, abbandoniamo il nostro lavoro sia sul sito che sui social e sulla carta, fino alla fine dell’operazione speciale in Ucraina. “Operazione speciale” è l’unico termine che i media russi possono usare per definire la guerra, pena una detenzione che può arrivare a 15 anni.

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I profughi accolti in Europa

A non piegarsi alla volontà di Putin sono i paesi del G7, che hanno rifiutato in blocco la richiesta del Cremlino di pagare gli idrocarburi in rubli. “Sarebbe una violazione unilaterale dei contratti” ha tagliato corto il gruppo dei 7 Grandi in un comunicato. L’Unione Europea ha deciso di accogliere tutti gli immigrati ucraini per 3 anni. Sono circa 10 milioni gli ucraini fuggiti di casa, di cui quasi 4 emigrati all’estero.

Il maxi budget militare americano

Da Washington intanto il presidente americano Joe Biden ha presentato il budget per il 2023, gonfiando le spese di guerra. Alla Difesa andranno 813 miliardi, il 4% in più. Quasi 7 miliardi saranno dedicati a rafforzare la Nato e un miliardo per sostenere militarmente l’Ucraina.

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