E’ il 53° giorno di guerra, e i bombardamenti russi sull’Ucraina sono tornati a intensificarsi dopo l’affondamento dell‘incrociatore Moskva (può essere una svolta nella guerra? Sì, ecco perché). Ma in queste ore è Mariupol al centro dell’attenzione. La città portuale sul Mar di Azov, obiettivo russo perché lungo la costa che strategicamente collega il Donbass a Est con la Crimea a Ovest, vive ore drammatiche. Il ministero della Difesa russo afferma di averla ripulita dai “nazisti” del Battaglione Azov e le poche migliaia di combattenti per l’Ucraina sarebbero bloccati nell’impianto metallurgico Azovstal. Da Mosca è arrivato in tarda serata l’ultimatum: i soldati ucraini a Mariupol depongnao le armi entro le 6 del mattino e avranno salva la vita. Messaggio indirizzato anche al presidente ucraino Zelensky, che durante la giornata di sabato aveva ammesso la gravità della situazione a Mariupol dicendo di temere per la vita dei suoi soldati in caso di resa. “Se li annientano – le parole di Zelensky – si chiude ogni possibile negoziato con Mosca”.
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