Ucraina, transgender bloccati al confine. Pillon (Lega): “Giusto fare espatriare solo donne, bambini e anziani”

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I Transgender bloccati alla frontiera? “Il governo ucraino autorizza giustamente all’espatrio solo alle donne, i bambini e gli anziani, perché gli uomini sono chiamati a restare e a battersi per difendere il loro Paese dall’aggressione”. Il senatore leghista, da sempre contro il ddl Zan e tra i politici che martedì scorso hanno dato forfait alla Camera durante l’intervento di Zelensky, interviene così nella storia denunciata da molti attivisti Lgbtq+ che vede molti transgender, tra i 18 e i  60 anni, fermati alla frontiera dell’Ucraina perché sul passaporto risultano essere maschi. E di qui la richiesta di corridoi umanitari per farli andare all’estero.  Siamo di fronte “a prese di posizione ideologiche, anche in un frangente tanto grave”, commenta Pillon ribadendo un concetto già messo nero su bianco sul suo profilo Twitter :”Sono quelli del ‘pride’, ‘dell’orgoglio Lgbt’, ma francamente non mi pare un atteggiamento di cui andare molto orgogliosi”.

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A denunciare lo stop alla via fuga a persone intrappolate da un documento che non le riconosce ancora come donne, c’è tra le tante associazioni Lgbtq+ internazionali anche Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay per i diritti LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale. “Centinaia di donne sono bloccate al confine – dice Marrazzo – Invece, come donne trans, sarebbero libere di uscire dall’Ucraina, anche perché sono a rischio di violenza ed uccisione da parte dei soldati russi, così come fanno con le mogli dei soldati e le donne in genere”.  E quindi l’appello al ministro Di Maio a intervenire con il governo ucraino, semmai “consentendo anche a medici italiani volontari, di andare al confine per certificare le persone trans e farle uscire dal Paese”.

Sul tema interviene anche Alessandro Zan: “Siamo di fronte una palese violazione dei diritti umani. Dobbiamo cercare di fare di tutto per queste persone, perchè siano messe nelle condizioni di varcare il confine e vivere senza essere perseguitate”.

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