Ue, Letta ai socialisti europei: “Serve più partecipazione, cancellare il diritto di veto nazionale”

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La scritta “la nostra Europa, il nostro futuro” appare ora in italiano ora in inglese sul grande sfondo rosso dove si alternano le facce dei potenti dell’Europa e dei ragazzini di tutto il continente. Dove scorrono citazioni dei padri fondatori e i volti di chi coltiva oggi il progetto di un’Unione europea diversa: più sociale, più ecologica, più equa, più partecipata. È lo sfondo dell’incontro organizzato dal Pd in presenza e da remoto per discutere e preparare insieme ai Socialisti e democratici europei dell’avvio della Conferenza sul futuro dell’Europa che partirà il 9 maggio.

Conclude i lavori Enrico Letta che lancia in tempo reale un sondaggio sulla parola chiave per definire il futuro dell’Europa. Arrivano le risposte: democrazia, giovani, ambiente, inclusione, integrazione occupazione, lavoro, felicità speranza, donne, diritti umani. Letta registra con soddisfazione il ritorno dell’identificazione fra Europa e democrazia.

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Un piccolo-grande esempio di come il Pd vede la Conferenza che sta per iniziare, di come deve essere basata su nuove forme di partecipazione dei cittadini. “Non bisogna più ragionare sul futuro dell’Europa con le categorie istituzionali del passato” dice Letta. C’è una differenza di fondo, dice il segretario del Pd, “che è quella delle forme di partecipazione”. Perché nel passato gli europei non avevano voce nelle trattative europee, non esisteva un contributo che arrivava dal basso e tutto si svolgeva fra Stati e cancellerie.

“Affrontiamo la Conferenza sul futuro dell’Europa con l’idea che possiamo pensare l’impensabile. – spiega il leader del Pd – La piattaforma che è stata creata per la partecipazione dei cittadini è una rivoluzione vera e propria. Noi vogliamo usare questa rivoluzione per cambiare le regole della partecipazione delle istituzioni europee perché sappiamo che l’Europa ha bisogno di avere i suoi cittadini al centro”.

A questo punto del suo breve discorso, Letta affronta uno dei tempi più affrontati in una densa mattinata di lavori: la necessità di decidere con il voto di tutti i Paesi dell’Unione. “Qualunque cittadino europeo riguardo a un’Europa che è vissuta con la regola dell’unanimità, con la regola del diritto di veto, sa che non verrà mai fatto nulla di comune. Con i diritti di veto nazionali noi distruggeremo l’Europa. Abbiamo bisogno di togliere questo che oggi è il più grande freno all’Europa del futuro. Con i diritti di veto non si sarebbe mai fatto il Next Generation Eu. Questa battaglia per togliere la regola dell’unanimità certo necessiterà cambiamenti di trattati, e noi siamo convinti che non si possa che andare verso questa direzione”.

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Un concetto che è stato ribadito e rilanciato da due grandi esperti di Europa come Romano Prodi ed Emma Bonino. E lo chiede anche David Sassoli che è il presidente in carica del Parlamento europea. Entrambi lo hanno detto chiaro: bisogna togliere il potere di veto concesso dal metodo del voto all’unanimità.

Un’idea che però non trova d’accordo Luigi Di Maio. Partecipa all’incontro come ministro degli Esteri, ma potrebbe essere il prologo di una presenza attiva nel gruppo dei Socialisti e democratici europei se il progetto di adesione del Movimento Cinque Stelle andrà in porto. Non a caso si confronta con Brando Benifei, il presidente degli europarlamentari dem: insieme concordano che il coronavirus ha fatto cadere molti steccati e che su tanti punti grillini e dem sono d’accordo.

“Questo anno di pandemia ha avvicinato tante forze politiche su un lavoro comune per la ripresa. Next Generation EU è un progetto politico, non solo un programma di ripresa. È l’idea di un’Europa più unita, più democratica ed efficace nel dare risposte anche nelle grandi crisi”, spiega Benifei.

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Di Maio non crede però che la priorità sia cambiare i trattati e smantellare il principio dell’unanimità. “Non è il momento in cui stiamo discutendo su come cambiare i trattati, noi siamo ad un passo preliminare con la Conferenza sul futuro dell’Europa. L’Italia ad esempio sta preparando una conferenza dei giovani non solo dei paesi dell’UE ma anche dei paesi che ambiscono ad entrare nell’UE”, dice Di Maio.

“Prima di tutto dobbiamo fare questo esercizio di ascolto, che poi magari potrebbe sfociare anche in idee che prevedono la modifica dei trattati europei. Ma ci sono molti altri temi che interessano le sensibilità dei cittadini, a partire dalle transizioni gemelle: digitale ed ecologica. Non è scontato che le istituzioni europee aprano un dibattito con i cittadini per progettare il futuro dell’Europa”.

“Non svilirei la Conferenza sul futuro dell’Europa”, conclude il ministro degli Esteri. Che alla fine il principio di unanimità lo mette in discussione. “Condividiamo l’esigenza di dare una spinta per cambiare alcuni meccanismi delle istituzioni europee, prima fra tutti l’iniziativa legislativa da attribuire al Parlamento europeo. – dice -Ma anche cercare di rendere omogenee le leggi elettorali delle singole nazioni per l’elezione degli europarlamentari, e aprire anche all’idea di liste transnazionali che potrebbero costruire maggiormente una coscienza europea”.

“Ma penso anche alla necessità -dice – di superare l’unanimità, per esempio sulle politiche fiscali, o sulla politica estera dove cercare il consenso rende la politica estera dell’Ue troppo lenta, incapace di avere quel tempismo per prendere decisioni e reagire”.

Nel suo intervento Letta parla anche di un’Europa della Salute.  “Accanto al no al voto all’unanimità, dice il segretario del Pd – portiamo avanti l’Europa della salute, che sarà possibile perché oggi c’è l’Europa della partecipazione. Dobbiamo dire con forza che l’Europa ha un futuro se i cittadini sono al centro. Non dobbiamo avere paura dei cittadini perché sono più avanti dei dirigenti”. E qui Letta introduce una nota di preoccupazione.

“Noi abbiamo voluto oggi lanciare questo messaggio europeo perché preoccupati che non ci sia in Europa e nelle capitali la necessaria consapevolezza del ruolo della Conferenza”. Di salute e di Europa parlano anche Roberto Speranza in un breve messaggio e ancora Di Maio. Il quale arriva a dire che, “questa pandemia ha messo in luce le priorità fondamentali: penso a tutta la filiera della salute. Un coordinamento europeo potrebbe agevolare, anche migliorare, il coordinamento italiano sulle politiche sanitarie che oggi sono rappresentate dalle 20 regioni”.

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