Un anno fa moriva Piero Angela. Alla vigilia di Ferragosto la notizia fa il giro del web, lascia orfani milioni di persone: perché il giornalista, scomparso a 93 anni il 13 agosto del 2022, non è stato solo il più grande divulgatore della televisione, ma era diventato una figura familiare, un punto di riferimento, una guida. Ha vissuto la malattia con discrezione, aveva portato a termine il suo compito, registrando tutte le puntate del suo programma, SuperQuark. Sul sito aveva lasciato l’ultimo commovente saluto, in cui, tra l’altro, diceva: “Ho fatto la mia parte, cercate di fare anche voi la vostra per il nostro difficile Paese”.
Rai Storia ricorda il divulgatore, domenica 13 agosto, dedicandogli la programmazione dell’intera giornata, mentre Rai 1 ripropone in prima serata lo speciale di Ulisse, Piero Angela — Un viaggio lungo una vita, andato in onda il 25 maggio su Rai1, condotto dal figlio Alberto.
Angela era davvero un uomo sereno, appagato, e fino all’ultimo pieno di progetti: diceva che era l’unico modo per non invecchiare. Amava i giovani, era convinto che il compito del servizio pubblico fosse quello di parlare a tutti, di incuriosire, di spingere le persone a saperne di più, soprattutto chi non aveva avuto la possibilità di studiare; una vita in Rai, da volto del giornale, inviato di guerra, corrispondente. Poi la passione per la scienza lo aveva portato a costruire il progetto di Quark, Superquark, i viaggi nello spazio e nel corpo umano. Per primo si era occupato dei cambiamenti climatici, lanciando l’allarme. Nel 2021 per RaiPlay aveva realizzato una serie sul sesso: dall’innamoramento al rapporto di coppia, dalla gelosia al tradimento. Rigoroso e ironico, aveva raccontato l’incontro con l’amore della sua vita, la moglie Margherita Pastore, che aveva conosciuto a Milano: colpo di fulmine, una storia durata una vita. Lui, sempre così riservato, confessava: “Senza di lei non avrei fatto nulla”. Lei, signora bionda elegante che sognava di fare la ballerina alla Scala di Milano, l’aveva seguito nei viaggi più avventurosi.
Poi la nascita dei figli Christine (nel 1958) e Alberto (nel 1962), i tanti trasferimenti. Lui ha confessato di non averle mai detto: “Ti amo”, ma che dietro quell’unione da film c’erano tolleranza, stima e rispetto. «Ci conoscemmo a una festa. Io avevo 24 anni e lei 18. Fu un vero colpo di fulmine. È sempre voluta restare lontano dai riflettori: in famiglia, io e mio figlio Alberto eravamo più che sufficienti». Diceva di non essere “un nonno classico”, perché i nonni hanno tempo a disposizione da dedicare ai nipoti, ma lui no, di fatto non era mai andato in pensione.
Piero Angela: “Fidiamoci degli esperti senza cambiare vita”
Lo stile Angela ha fatto scuola: rigore e sobrietà, ma anche ironia, curiosità, la passione per il jazz: non a caso molti ragazzi, andando a rendergli l’ultimo saluto alla camera ardente in Campidoglio, spiegavano come avessero scelto una certa facoltà o voluto approfondire determinate materie perché era stato lui a incuriosirli. Per il figlio Alberto, che ha seguito le sue orme, un esempio. Chiamava il padre Piero e solo alla fine, per dargli l’ultimo saluto, aveva recuperato la parola “papà”.
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Antonello Venditti in una bellissima canzone, Giulio Cesare, canta “E mio padre una montagna troppo alta da scalare”, chissà se ha mai provato quella sensazione.
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