Un’avvocata denuncia il parroco al Papa: “Convive more uxorio con una vedova”. Ma il sacerdote la querela: “Solo conforto spirituale”

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Il prete frequenta una parrocchiana diventata da poco vedova e va a trovarla assiduamente nel suo appartamento. Una vicina di casa, scandalizzata da quella che lei aveva inteso essere una vera e propria relazione, segnala il caso con una lettera indirizzata alla Curia e addirittura al Papa insinuando il dubbio che la figlia di lei fosse nata da una relazione clandestina con il religioso.

Il sacerdote, che spiega di aver offerto alla sua parrocchiana esclusivamente “conforto spirituale”, replica esibendo un certificato del dna per difendersi dall’accusa di essere il padre della ragazza, con una querela per diffamazione (la prossima udienza è stata fissata a gennaio 2022). E una richiesta di risarcimento danni perchè nel frattempo è stato trasferito in una parrocchia meno importante, con uno stipendio dimezzato.

La storia, che ricorda il romanzo “Uccelli di rovo” di Colleen McCullough, è diventata pubblica dopo essere stata raccontata sulla prima pagina della “Prealpina”, storico quotidiano della provincia di Varese. La città teatro del presunto scandalo è Varese dove la notizia ben presto è diventata di dominio pubblico.

Ecco i fatti. Correva l’anno 2017: è stato allora, a settembre, che l’avvocata, che si definisce “cattolica credente e praticante”, scrisse una accorata missiva al vescovo Franco Agnesi, al vicario episcopale Giuseppe Vegezzi, al parroco della comunità pastorale don Mauro Barlassina e – non contenta – persino a papa Francesco per segnalare quella situazione a suo giudizio di “impudicizia e spregio verso la comunità ecclesiastica”.

La professionista sosteneva che in molti, a Varese, fossero stati al corrente della storia, riferendo che molti avrebbero visto il sacerdote uscire ripetutamente dall’appartamento della vedova “in borghese”, ovvero senza abito talare, per girare insieme a lei a Varese. E riferendo addirittura che qualcuno li avesse visti insieme in crociera.

Insomma, come ha scritto la civilista varesina, “il sacerdote convive more uxorio con una donna, vedova e madre di una ragazza. Tutti i condomini lo sanno e sono scandalizzati, anche perché tra la gente si insinua il sospetto che quella giovane, vista la somiglianza, sia figlia proprio del prete”.

Né i vertici della Curia né il pontefice le hanno risposto, ma in compenso l’ha fatto il prete da lei accusato, che non è stato comprensibilmente felice di vedersi dipingere come una reincarnazione di padre Ralph, e l’ha denunciata per diffamazione.

Ora la vicenda è arrivata davanti al giudice di pace e la prossima udienza si terrà a gennaio del 2022: il sacerdote, trasferito nel settembre del 2020 in un’altra comunità pastorale in seguito al clamore sollevato dall’iniziativa della avvocata civilista, sostiene di avere sempre e solo offerto un conforto spirituale alla sua parrocchiana e ha addirittura presentato un test del dna per dimostrare di non essere il padre della figlia della donna.

“Alla prima udienza lui è venuto in aula con il clergyman, accompagnato proprio dalla signora – ha detto l’avvocata alla Prealpina – E io me ne sono andata disgustata anche perché, in ragione della diminuzione dello stipendio che il prete percepisce da quando è stato spostato, mi ha chiesto soldi che, ovviamente, mi rifiuto di dargli”.

È proprio la richiesta di denaro da parte del religioso a irritare la sua accusatrice che si è persino dichiarata “disposta a pagare un ritiro spirituale per lui e la donna, in modo che possano emendare lo scandalo suscitato”.

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