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Uno Bianca, riaperta l’inchiesta

BOLOGNA. La Procura di Bologna ha aperto un fascicolo conoscitivo per tornare a indagare sulla Banda della Uno Bianca. Un atto dovuto, deciso dopo che la magistratura ha ricevuto un’informativa dai carabinieri che hanno acquisito un’intercettazione già agli atti, probabilmente da approfondire, e un esposto del giornalista ed ex consigliere comunale Massimiliano Mazzanti.

Al centro della nuova indagine c’è la volontà di far luce su alcuni punti oscuri della Strage del Pilastro in cui persero la vita tre carabinieri, valutando eventuali complicità e coperture ai membri della banda.

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Per ora, nel fascicolo “modello 45”, senza indagati né ipotesi di reato,  c’è l’intercettazione dell’agosto 1992 tra Marino Bersani e un amico di famiglia, con oggetto la figlia del Bersani, Simonetta, testimone della strage del 4 gennaio 199:  le sue dichiarazioni portarono ad accusare dell’eccidio i fratelli Santagata, appartenenti alla criminalità organizzata, poi assolti a seguito della confessione dei Savi. Nella telefonata Bersani diceva all’amico di “capi” che avrebbero rassicurato la figlia garantendole “un grande avvocato” e dicendole che erano “tutti con lei”.

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L’esposto di Mazzanti, invece, chiede di accertare fatti legati a un’informativa del 1991 della Questura di Rimini, che indicava già allora in Fabio Savi, unico non poliziotto della banda, uno dei possessori di un fucile d’assalto che si pensava avesse sparato al Pilastro. Nel 1995, invece, dopo l’arresto dei killer, il fucile venne descritto come “inedito” negli atti sui Savi.

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Poco prima del trentesimo anniversario della Strage del Pilastro anche Ludovico Mitilini, fratello di Mauro, uno dei tre carabinieri assassinati, ha annunciato una richiesta di riapertura di indagini, che sarà formalmente avanzata nei prossimi mesi, dopo lo studio e una raccolta di elementi da parte di un team di avvocati. La volontà è fare luce su alcuni punti ancora poco chiari, valutando eventuali complicità e coperture ai membri della banda.

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