Uomini e virus alla fine faranno la pace. La previsione su cui tutti gli esperti concordano

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Un accordo alla fine si trova sempre, e non solo in politica. Anche fra uomini e virus, i dissidi che più sembravano irriducibili si sono spesso risolti. Tu offri un passaggio a me – chiede il microbo – e io non faccio troppo male a te, promette in cambio all’uomo. È già accaduto con almeno altri quattro coronavirus che circolano da tempo nella specie umana, limitandosi oramai a un normale raffreddore. E per il 90% di immunologi, virologi o infettivologi – sui 119 intervistati da Nature in 23 paesi con la domanda “come finirà la pandemia?” – proprio questa sarà la fine del temibile Sars-Cov2. Diventerà endemico, cioè comunemente diffuso, con infezioni più o meno costanti, ma pressoché innocuo.

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Serviranno anni, con sacche di reinfezioni che continueranno a spuntare qua e là, ma sempre più circoscritte, e mutazioni che ci riporteranno indietro di qualche casella, ma con effetti temporanei. Nel complesso, il nostro sistema immunitario resta più forte e con il giusto allenamento – molto anche grazie ai vaccini – imparerà a sbrigare la pratica coronavirus. Quanto tempo ci vorrà? Questo dipende da alcune variabili che, una dopo l’altra, verranno chiarite con il tempo. Bisognerà per esempio capire se Sars-Cov2 troverà un serbatoio animale capace di mantenerne alta la diffusione. Lo hanno dimostrato i visoni: infettati dall’uomo, hanno covato il coronavirus e ce lo hanno restituito con una manciata di nuove mutazioni. Il continuo salto di specie potrebbe rendere più facile lo svilupparsi di nuovi focolai e nuovi ceppi. Diverse malattie ritenute sotto controllo – da Ebola alla febbre gialla – ogni tanto rispuntano apparentemente dal nulla, proprio a causa di un nuovo passaggio dall’animale all’uomo. E Sars-Cov2, sotto questo aspetto, ha dimostrato di essere davvero agile, partendo dal pipistrello, ma imparando a infettare animali domestici, criceti e perfino leoni e tigri negli zoo.

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Quanto durerà poi la protezione del vaccino? La stima – per ora molto teorica, dunque passibile di smentita – è di un paio di anni. Ma se la barriera contro il coronavirus fosse in realtà più labile, anche la fine della fase “cruenta” della pandemia si allontanerebbe. Resta poi da capire se i vaccini bloccano solo i sintomi o anche il contagio. Secondo i primi dati, le iniezioni frenerebbero in parte la contagiosità, e questa è una buona notizia. In ogni caso, per il 52% degli esperti intervistati da Nature, è improbabile che il coronavirus verrà eradicato, anche solo da alcune regioni del mondo. La disomogeneità delle vaccinazioni fra i vari paesi contribuirà al trasferimento del virus a bordo dei mezzi di trasporto. I bambini, poi, dovranno acquisire ex novo l’immunità, al prezzo, probabilmente, di tosse e un po’ di febbre, soprattutto d’inverno. Le mascherine non saranno più necessarie, ma la stima è che possano servire anche 5 anni. Almeno tre dei quattro coronavirus del raffreddore, d’altra parte, convivono con noi da diversi secoli. L’adattamento è operazione che richiede tempo.

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Oggi, a compromesso raggiunto, due dei quattro coronavirus che ci provocano un raffreddore sono alla base del 12% dei nostri malanni di stagione. Secondo Nature praticamente tutti i bambini a sei anni ne hanno incontrato uno. Anche quando gli anticorpi svaniscono e avviene un nuovo contagio, i sintomi sono attenuati rispetto alla prima infezione. Segno che una parte della memoria immunitaria resta presente, e porta piano piano a quella tregua che è da sempre nel mutuo interesse di uomini e virus. E che, è opinione unanime degli esperti, avverrà anche stavolta. A quale prezzo non è ancora dato sapere.

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