Usa, il ritorno di Trump: “Non fondo un nuovo partito, potrei candidarmi e vincere ancora”

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NEW YORK “Vi mancavo?” Donald Trump approda sul palco della Cpac, la “Conservative Political Action Conference”, conferenza dei conservatori che si tiene quest’anno a Orlando, Florida, quando in America sono ormai le cinque del pomeriggio: sulle note di God Bless the U.S.A di Lee Greenwood, con quasi un’ora e mezza di ritardo rispetto al programma. La folla del movimento ultraconservatore lo accoglie ballando, scaldata da brani come Macho Man di Randy Savage e quella Gloria nella versione di Laura Branigan, usata pure come colonna sonora dell’attacco di Capitol Hill del 6 gennaio dai suoi fan. “Il nostro viaggio iniziato 4 anni fa non è finito. Lavoratori, patrioti, abbiamo appena iniziato. Vinceremo ancora” li esalta il loro leader. “C’è il gioco l’identità americana. Lottiamo per il futuro, la cultura, le istituzioni del nostro paese. L’establishment di Washington ci vuole silenziare. Ma noi saremo più vittoriosi e forti che mai”. 

L’ex presidente è inizialmente commosso davanti al suo popolo arringato per la prima volta da quando ha lasciato la Casa Bianca. Ma ritrova ben presto grinta e aggressività: “La nostra sicurezza, la nostra prosperità sono in pericolo. Continuerò a battermi al vostro fianco contro la tossica Cancel Culture e le fake news dei media” dice. Schiudendo pure la porta a un suo ritorno nel 2024: “Chi sa, potrei decidere di batterli per la terza volta”, afferma. Ripetendo il falso, ovvero che è lui ad aver vinto queste elezioni (le sue seconde). Per poi promettere: “Non fonderò un nuovo partito. Perché dovrei? Abbiamo il partito repubblicano, unito e più forte di prima. Perché dividere il nostro voto e non vincere mai? 

Non ci sono dubbi: l’ex presidente è a Orlando per affermare la sua leadership sul partito dell’elefante. Anche per questo attacca ripetutamente il successore, Joe Biden: “In poche settimane siamo passati da America First ad America Last. È il più disastroso presidente della storia. Anti-lavoro, anti-famiglia, anti-confine, anti-energia, anti-donne”. E, perfino, “anti-scienza”. Sì, perché Trump a tutto campo si prende pure il merito della produzione dei vaccini: “Ci sono tre antidoti miracolosi e li ha finanziati la mia amministrazione. Biden dice che quando è arrivato alla Casa Bianca non c’erano vaccini. Magari lo pensava davvero, è troppo stupido per rendersi conto”. Attaccandosi pure al portafogli: “Io ero uscito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a cui versavamo 500 milioni di dollari l’anno e lui è stato così stupido da rientrarci. Ed è pure rientrato negli accordi di Parigi senza farsi dare nulla in cambio”, prosegue, sfoderando il suo linguaggio da venditoer. 

È soprattutto sull’immigrazione che batte: “Avevo reso sicuro il confine meridionale. Avevo messo fine al traffico di esseri umani. I clandestini venivano catturati e rispediti a casa. Biden invece, ha già scatenato una nuova crisi umanitaria…”. Va avanti più o meno così per oltre un’ora. Ripetendo in più occasioni la solfa delle frodi elettorali insieme ad altri cavalli di battaglia della sua campagna elettorale: “il virus cinese”, certo. Ma anche come Biden sia “in mano all’estrema sinistra estremista che vuol promuovere il socialismo sul modello venezuelano”.  E, ancora, “siamo impegnati nel difendere i bambini non ancora nati”. A ogni frase, una standing ovation: “Usa, Usa” gli urla la folla. E pazienza se pure dopo i fatti del 6 gennaio, Trump ripete pure di essere a favore di “Legge e Ordine” nonostante i suoi fan abbiano attaccato la polizia, provacando pure la morte di un agente. Il popolo di Orlando vive in una realtà alternativa dove Trump ha vinto le elezioni 2020 e alla Casa Bianca c’è un usurpatore. Il partito repubblicano è ormai sempre più il partito di Trump: è lui lo ribadisce facendo uno per uno i nomi dei repubblicani che non lo hanno sostenuto, partendo da Mitt Romney e finendo con Liz Cheney. “Liberiamoci di loro alle prossime elezioni. I dem sono diabolici ma hanno il vantaggio di essere uniti. Dovremo esserlo anche noi”.

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