Usa: Jim Jordan candidato a Speaker della Camera ma resta lo scontro nel Partito repubblicano. Trumpiano di ferro, è contrario agli aiuti militari all’Ucraina

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Washington – I repubblicani cambiano cavallo, nella corsa per indicare il nuovo Speaker della Camera, ma questo non garantisce che i loro problemi interni siano superati e quindi si vada verso una soluzione della crisi che paralizza il Congresso. Ora il deputato dell’Ohio Jim Jordan, trumpista di ferro contrario agli aiuti militari all’Ucraina, è il nuovo candidato, ma 55 colleghi hanno già fatto sapere che non lo voteranno quando la sua candidatura verrà presentata davanti all’intera aula, lasciando in sospeso la sua elezione.

Nei giorni scorsi una dozzina di deputati repubblicani ultra conservatori hanno fatto cadere lo Speaker del loro stesso partito, Kevin McCarthy, accusato di essere troppo moderato. Sono riusciti a farlo perché il Gop alla Camera ha una maggioranza di soli 9 voti, e quindi se 5 di loro si uniscono ai democratici hanno il potere di bocciare qualsiasi iniziativa della propria formazione.

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Per rimpiazzare McCarthy nei giorni scorsi il gruppo repubblicano aveva eletto il suo vice, Steve Scalise. Quando però si è trattato di presentare la sua candidatura davanti all’intera aula, il partito si è nuovamente spaccato e quindi Scalise ha rinunciato. Ora al suo posto è stato eletto Jim Jordan, con 124 voti favorevoli dell’ala più conservatrice, e 81 contrari di quella più moderata. Quindi il Gop è passato ad esprimersi su una nuova mozione, per capire quanti dei voti contrari potevano diventare positivi, quando la candidatura sarebbe stata presentata all’intera Camera per l’approvazione definitiva. Ma 55 deputati repubblicani hanno detto che non appoggeranno mai Jordan, e quindi il procedimento sospeso è stato rimandato alla settimana prossima.

Ora il candidato prescelto dovrà cercare di convincere i colleghi contrari al suo nome, ma se soli 5 di essi resteranno fermi nell’opposizione, lui non potrà diventare Speaker. I deputati più moderati e centristi potrebbero ripetere il comportamento che gli estremisti avevano avuto con McCarthy, e quindi bloccare Jordan. Lo scontro è tutto interno al Partito repubblicano, e in particolare nell’ala più conservatrice, ma così resta paralizzato il Congresso, e quindi tanto gli aiuti a Ucraina e Israele, quanto la legge per il finanziamento dello stato che andrebbe approvata entro il 17 novembre.

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