Usa, l’immunità dei giganti del web per i contenuti postati online finisce sotto la lente Corte Suprema

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Le regole che governano internet potrebbero non essere più le stesse, e il mondo dei social potrebbe cambiare radicalmente. La Corte Suprema degli Stati Uniti esaminerà a breve una legge che ha protetto le aziende tecnologiche per più di un quarto di secolo dalle azioni legali per i contenuti pubblicati dai loro utenti. Si tratta della “Sezione 230”. Faceva parte del Communication decency act, una legge anti-pornografia firmata nel 1996. Prevede che le aziende del settore tecnologico non possano essere considerate “editori” e godano dell’immunità legale per i contenuti postati sulle loro piattaforme. E’ vista come un pilastro dello sviluppo dell’Internet, e considerata da suoi difensori inviolabile.

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L’idea era quella di proteggere l’allora embrionale settore di Internet da cause legali a cascata e di permettergli di prosperare, incoraggiando al contempo le aziende tecnologiche a moderare i propri contenuti. All’interno della legge, la Sezione 230, prevede che “nessun fornitore o utente di un servizio informatico interattivo sarà considerato come editore” o responsabile di contenuti provenienti da terzi. Questa immunità è vista in gran parte come la modifica normativa che avrebbe liberato la strada alla ricerca di Google e gettato i semi per la rivoluzione dei social media. Sotto la protezione della Sezione 230, Facebook, Instagram, Twitter o YouTube sono diventati i canali di una conversazione mondiale senza mai rischiare di essere citati in giudizio da chi si è offeso per un tweet o un video controverso. La legge protegge anche Wikipedia o siti di annunci come Craigslist, il cui successo avrebbe sconvolto i media tradizionali. Ma gli oppositori alla legge vorrebbero che le piattaforme venissero denunciate per spaccio di droga, cyber stalking e minacce violente che avvengono sui loro siti.

(Fonte Agi)

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