Usa, Ocasio Cortez in diretta su Instagram: “Io vittima di un abuso sessuale”

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NEW YORK – «Ho pensato che sarei morta». Emozionatissima, Alexandria Ocasio Cortez, 31 anni, la deputata “socialista” di New York che quando fu eletta nel 2018 era la più giovane mai eletta al Congresso, racconta direttamente al suo popolo il trauma dell’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio attraverso il suo mezzo preferito, Instagram: «Era come essere in un film di zombi». E nel farlo svela anche di essere stata vittima, in passato, di un’aggressione sessuale: «Non l’ho detto a molte persone nella vita» farfuglia, quasi in lacrime. Spiegando che «Un trauma risveglia l’altro» senza aggiungere altri particolari alla “bomba” appena lanciata.

Il suo è d’altronde un racconto davvero drammatico e intimo: seguito, in diretta, da almeno 150mila persone. «Quel 6 gennaio qualcuno bussò violentemente alla porta del mio ufficio», dove lei era con l’assistente, Bonilla Chavez. «Mi disse nasconditi e io mi rifugiai in bagno, mentre sentivo qualcuno urlare: “Lei dov’è?». Si trattava in realtà di un poliziotto: «Senza mostrarci il suo badge né svelarci il suo nome, ci diceva di evacuare l’ufficio e di dirigerci in un edificio vicino. Mi guardava con rabbia. E non ha voluto scortarci. La verità è che abbiamo avuto paura di lui. Non sapevamo se fosse qualcuno semplicemente fuori di sé o se voleva consegnarci alla folla». Di sicuro le due donne non si fidano. Preferendo rifugiarsi nella stanza di una collega, Katie Porter.

Ocasio-Cortez: “Ho avuto paura di morire nell’assalto a Capitol Hill”

E dopo qualche ora, tutte insieme, in quella di un’altra ancora, Ayanna Pressley. «Mi sentivo tradita da quell’agente. E non mi fidavo a nascondermi insieme agli altri colleghi, avevo paura di certi repubblicani». E infatti li attacca per non essersi presi la responsabilità dell’assalto, scandendo bene i nomi del senatore del Texas Ted Cruz e del collega Josh Hawley del Missouri, che anzi, quel giorno, hanno continuato a contestare i risultati delle elezioni presidenziali di novembre. Fino a mettere sullo stesso piano il molestatore di cui aveva subito le non volute attenzioni e i repubblicani che già chiedono di girar pagina sulla rivolta: «Quelle persone usano le stesse tattiche dei molestatori, che ti dicono semplicemente di andare avanti. Non si va avanti senza che nessuno si assuma la responsabilità di quel che è successo. Non si guarisce dalla violenza senza responsabilità» ha concluso. 

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