Usa, “Trump ha altre carte, non ha restituito tutto”.

Pubblicità
Pubblicità

Donald Trump non ha restituito tutti i documenti portati via dalla Casa Bianca e tenuti nel suo restort in Florida. E’ il sospetto del dipartimento Giustizia manifestato ai legali dell’ex presidente. Secondo il New York Times, è stato il direttore delle operazioni di controspionaggio, Jay Bratt, a esporre ai legali del tycoon i dubbi riguardo l’effettiva collaborazione di Trump nelle indagini. Sono più di trecento i documenti riservati sequestrati dall’Fbi nel corso del blitz dell’8 agosto nel resort di Mar-a-Lago. Ma di altri documenti non ci sarebbero traccia.

La rivelazione arriva a poche settimane dalla scoperta di quarantotto contenitori di documenti “riservati” trovati vuoti. Tra questi c’erano faldoni con etichette che riportavano la presenza di dossier destinati allo staff del segretario alla Difesa e a consiglieri militari, e altri classificati come ‘top secret’. Tutti completamente vuoti. Il New York Times non spiega se i dubbi del dipartimento sono stati corroborati da nuove prove, ma è possibile che gli investigatori stiano studiando la possibilità di nuove perquisizioni, forse in altre proprietà del tycoon. Nel frattempo va avanti la battaglia legale tra l’amministrazione americana e Trump per capire da chi e fino a quando i documenti recuperati verranno esaminati. Trump nel frattempo ha provato a scherzarci su, dicendo che da quando c’è stato il raid nel suo resort, Mar-a-Lago è diventato ancora più famoso. “Ci hanno fatto gratuitamente pubblicità per cinque miliardi di dollari”, ha detto nel corso di una convention organizzata dai repubblicani ispanici. Tutti, ha aggiunto, vogliono iscriversi al resort di Trump, dove vengono richiesti 200 mila dollari d’iscrizione e una quota annuala di 14 mila dollari.

Ma al di là dell’ironia, la situazione appare complicata. I dubbi del dipartimento riguardo la mancata collaborazione di Trump potrebbero sfociare in quello che è uno dei potenziali capi d’accusa su cui gli investigatori lavorano: il tentativo di ostruzione all’indagine da parte di Trump, un reato federale molto grave. Questa ipotesi avrebbe provocato un’incrinatura nel muro difensivo eretto dai legali dell’ex presidente: uno degli avvocati, Christopher Kise, avrebbe proposto di ingaggiare un team legale con il compito di rintracciare i possibili documenti mancanti. Il New York Times cita come possibili posti dove trovarli, il golf club di Trump a Bedminster, in New Jersey, e gli uffici di Trump a Manhattan. Ma gli altri legali, che sono per la linea dura, spingono perché Trump continui a mantenere il suo atteggiamento di sfida.

Kise sarebbe stato messo ai margini da Trump nelle ultime settimane. Un portavoce del tycoon, Taylor Budowich, ha criticato l’atteggiamento del dipartimento Giustizia. “La strumentalizzazione dell’inchiesta – ha detto – e la politicizzazione dell’Fbi stanno facendo spendere milioni e milioni di dollari dei contribuenti americani per portare avanti una caccia alle streghe dopo l’altra”. Ma intanto, ad avvalorare i sospetti della mancata collaborazione di Trump con le indagini, c’è la dichiarazione di una rappresentante dei National Archives, che la scorsa settimana, durante un’udienza alla commissione del Congresso ha confermato che l’ex presidente non ha restituito tutti i documenti presidenziali. Per questo i vertici degli Archivi di stato stanno valutando se avviare un’azione ufficiale per costringere il tycoon a restituire i documenti mancanti.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *