Vacanze in Austria? Occhio al pedaggio: pioggia di multe agli automobilisti italiani

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La vacanza in Austria può costare cara, se prima non si fanno i “compiti a casa”. Perché nelle autostrade di quel Paese il pedaggio funziona in un modo diverso e molto più complicato che in Italia: un adesivo da applicare al parabrezza chiamato “vignetta”, da acquistare prima di entrare nel tratto autostradale. Moltissimi automobilisti italiani, nonostante abbiano acquistato la vignetta, hanno ricevuto sanzioni anche molto salate dal concessionario di quel Paese, Asfinag.

Nelle ultime settimane il Centro europeo del consumatore (Cec) di Bolzano è stato sommerso di segnalazioni e richieste di aiuto. Proprio per questo ha pubblicato una guida online per prevenire nuove sanzioni, spiegando come funziona il sistema austriaco e il cervellotico meccanismo delle vignette. “Uno dei problemi più gravi è che spesso le multe arrivano con molti mesi di ritardo. E nel frattempo gli automobilisti magari l’hanno staccata dal parabrezza o hanno gettato la ricevuta: si arrabbiano perché pur sapendo di aver pagato, non possono dimostrarlo” spiega Stefano Albertini, coordinato del Cec di Bolzano. Asfinag ha spiegato al Cec che alla base di diverse multe c’è l’impossibilità di verificare il pagamento. Cosa significa? “Che non ha importanza il fatto di aver acquistato la vignetta, se poi il sistema autostradale non riesce a leggerle” continua Albertini. In questo caso, quindi, sembra purtroppo che ci sia poco da fare.

Il problema non è solo il metodo bizantino scelto da Asfinag per pagare il pedaggio, ma anche il modo in cui le autorità gestiscono le sanzioni. In teoria infatti dovrebbe arrivare una multa da 120 euro. Chi pensa di aver ragione, attraverso il Cec, può chiedere alla società autostradale (presentando delle prove) di annullarla. Solo che a volte, anziché la multa da 120 euro arriva direttamente la sanzione amministrativa “in forma ridotta” da 300 euro: a quel punto si può fare una richiesta di annullamento in autotutela, ma poiché la legge austriaca non prevede il ricorso, l’autorità non è obbligata a dare riscontro. Passate quattro settimane, chi non paga questa sanzione ridotta passa al procedimento amministrativo vero e proprio, che può portare a una multa tra i 300 e i tremila euro, contro la quale si può presentare ricorso.

Ma perché questa pioggia di multe arriva proprio ora, visto che la vignetta austriaca è in uso da molti anni? La spiegazione è nella direttiva europea 520/2019, che l’Italia ha recepito nel 2021. Questa norma facilita la vita ai concessionari stradali, mettendo loro a disposizione i dati relativi ai proprietari dei veicoli esteri che compiono un’infrazione all’interno della propria rete. Prima di questa direttiva infatti era molto difficile incappare in una multa all’estero (a meno di non essere fermati da un vigile o una pattuglia, ovviamente) mentre adesso il rischio è molto alto, come il caso austriaco dimostra.

Oltre al tutorial per apporre la vignetta nel modo corretto, il Centro europeo del consumatore ha fornito alcuni consigli pratici:

  • acquistare le vignette solo presso punti vendita, distributori di benzina o stazioni di servizio espressamente autorizzate. Se emergessero delle contestazioni, come la mancata consegna di copia della vignetta digitale, il concessionario non ne risponde;
  • controllare che i dati riportati nella vignetta siano corretti: nella vignetta digitale vanno verificati il numero di targa e il codice Paese inseriti. Se ci sono inesattezze bisogna dirlo subito, anche inviando una comunicazione scritta al concessionario;
  • conservare le ricevute di pagamento, copia della vignetta digitale e fotografare il parabrezza con il bollino attaccato. Sono informazioni utili per poter poi sollevare contestazioni in caso di multe. Senza le ricevute le probabilità di successo di un eventuale reclamo sono minime. Le copie vanno conservate per un periodo di almeno tre/cinque anni, a seconda dei termini di prescrizione vigenti nello Stato membro.

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