Vaccini, Ema indaga su Johnson&Johnson per nuovi casi di trombosi

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Non solo AstraZeneca. L’Ema, Agenzia europea per i medicinali, ha iniziato a guardare con attenzione anche al vaccino contro il Covid di Johnson&Johnson. La rara forma di trombosi notata con AstraZeneca ha colpito anche 4 persone che avevano ricevuto Johnson&Johnson (5 milioni i vaccinati con questo prodotto in totale). Uno dei casi è stato fatale. Le caratteristiche sono identiche rispetto ai 222 casi sospetti segnalati con il vaccino di Oxford: formazione di trombi nelle vene del cervello e crollo del valore delle piastrine.

La frequenza di questo disturbo resta estremamente bassa. Le segnalazioni avvengono soprattutto perché i sintomi sono molto peculiari, pressoché inconfondibili. Nel caso di Johnson&Johnson i numeri sono troppo piccoli per parlare di possibile correlazione (come l’Ema ha invece fatto mercoledì con AstraZeneca). L’autorità regolatoria per ora si limita a definirlo un “segnale di sicurezza”.

Se fosse confermato, vorrebbe dire che il problema delle trombosi potrebbe riguardare i vaccini che usano il metodo virale (in questo caso un adenovirus inattivato). Il motivo per cui questo possa avvenire è ignoto. Si sospetta un meccanismo autoimmune, con gli anticorpi generati del vaccino che per ragioni misteriose si rivolgono contro le piastrine del sangue. Ma i dettagli restano del tutto oscuri. In ogni caso, se il problema riguardasse un’intera classe di vaccini, e non un solo prodotto, non sarebbe una buona notizia per la nostra campagna di immunizzazione.

Rivoluzione AstraZeneca: cosa cambia in Italia per il vaccino di Oxford

Nel secondo trimestre l’Italia attende 22 milioni di dosi da AstraZeneca e oltre 7 da Johnson&Johnson, che ha bisogno di un’unica dose. Il vaccino americano, approvato dall’Ema lo scorso 11 marzo, non è ancora arrivato nei paesi europei. Anche lui soffre di difficoltà di produzione e le prime dosi (una piccola parte, per ora, rispetto allo stock dell’intero trimestre) sono attese per la seconda metà di aprile.

I casi di trombosi di Johnson&Johnson (a volte il vaccino è chiamato anche Jannsen: è l’azienda che lo produce direttamente, che fa parte della multinazionale americana) sono avvenuti negli Stati Uniti: uno durante le sperimentazioni, tre nell’uso normale. Dopo l’allarme di AstraZeneca, l’Ema ha chiesto alla sua omologa americana, la Food and Drug Administration (Fda) di aprire un canale immediato per lo scambio di dati. Le informazioni sui casi statunitensi stanno raggiungendo così la nostra agenzia di Amsterdam con più prontezza.

Il problema delle trombosi non sembra invece riguardare i due vaccini che usano il metodo dell’Rna: Pfizer-BioNTech e Moderna. Il giornale europeo online EuObserver ha riferito che l’Ema starebbe valutando anche quattro decessi avvenuti in Russia dopo la somministrazione dello Sputnik. Anche questo vaccino usa il metodo del vettore virale, ma all’apparenza i casi non hanno le caratteristiche della trombosi.

L’Ema, nella sua revisione periodica dei possibili effetti collaterali dei vaccini, ha anche riferito di 5 casi di un’altra rara sindrome, chiamata perdita capillare, avvenuti con AstraZeneca. Si tratta di una fuoriuscita del plasma dai vasi sanguigni che può causare gonfiore e calo di pressione. Anche qui l’Agenzia non si spinge a collegare il problema alla vaccinazione. Prende solo atto delle segnalazioni e le definisce un “segnale” estremamente piccolo e da continuare a osservare.

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