Vaccini, la Calabria ha somministrato il 58% delle dosi, la Valle d’Aosta il 90%. Ecco perché le Regioni marciano a velocità diverse

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Procede la vaccinazione degli over 80 con Pfizer e Moderna: le persone di questa età vaccinate con due dosi hanno superato il milione. Mantiene una marcia bassa quella degli under 65 con AstraZeneca. Germania e Francia si apprestano a introdurre questo vaccino anche fra gli over 65, dopo i buoni dati di efficacia provenienti dalla Gran Bretagna. E non è escluso che anche da noi l’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, decida di prendere una decisione simile. Nel frattempo però i motivi di confusione non mancano nel pianeta distribuzione e somministrazione: Sulle priorità fra i soggetti fragili, sul coinvolgimento dei medici di famiglia e la decisione di esaurire subito le scorte o mantenerle per le seconde dosi. Né è chiaro chi si occuperà di vaccinare le persone costrette a casa.

Oggi intanto 3,2 milioni di italiani (circa il 5% della popolazione) ha ricevuto la prima dose. Un milione e mezzo ha completato anche il richiamo. Ieri, con 160mila iniezioni effettuati, si è decisamente superata la stasi delle ultime settimane, in cui eravamo fermi a circa 100mila. AtraZeneca continua a comprendere meno di un terzo delle dosi giornaliere somministrate. E le disparità fra le regioni continuano a essere forti. La Calabria ha somministrato solo il 58% delle dosi ricevute, come la Sardegna. La provincia autonoma di Bolzano e la Valle d’Aosta sono all’85 e al 90%. In media in Italia il 28% delle dosi è ancora in frigo. Quanto al numero di dosi ogni 100mila abitanti, solo Valle d’Aosta, Bolzano e Friuli Venezia Giulia hanno superato i 10mila. La Calabria è sotto ai 6mila, l’Umbria a 6.400, Veneto, Sicilia, Puglia, Marche e Lombardia, Campania e Abruzzo sotto agli 8mila.

Uno dei punti critici riguarda i diversi criteri di priorità: fra i pazienti fragili da immunizzare prima degli altri rientrano categorie diverse da regione e regione e non sempre ai cittadini sono chiare le malattie che danno diritto di vaccinazione anticipata. La Lombardia ha anche canalizzato parte delle sue dosi verso le zone rosse. Anche le prenotazioni seguono vie diversificate. Sempre in Lombardia si è appena deciso di coinvolgere nella gestione dell’agenda Poste Italiane, che tramite il sito, gli uffici postali e i postini, permette ai cittadini di prenotarsi. Si sta discutendo di coinvolgere le farmacie, soprattutto per le persone meno a proprio agio con internet.

Oltre al problema della carenza di dosi, c’è la polemica sul coinvolgimento dei medici di famiglia. L’accordo con la categoria ha richiesto settimane di trattative. Ora i medici sono stati arruolati nell’uso soprattutto di AstraZeneca fra i più giovani (anche se non mancano le eccezioni, come la Toscana, che ha affidato agli ambulatori di medicina generale la vaccinazione degli over 80 con Pfizer e Moderna). Ma il loro coinvolgimento non è totale come servirebbe. Alle accuse di vari assessori generali, che chiedono ai medici di famiglia di essere più attivi, risponde Silvestro Scotti, segretario della Fimmg, Federazione Medici di Medicina Generale: “La nostra voglia di contribuire l’abbiamo dimostrata nel portare a termine la vaccinazione contro l’influenza, nonostante le difficoltà. Contro il Covid, nel mio ambulatorio a Napoli non è arrivata neanche una fiala. Solo la Asl numero 3, nella nostra città, ha potuto iniziare le somministrazioni. Credo che si voglia veder ridimensionato il nostro ruolo. Negli hub i medici vengono pagati 80 euro l’ora, noi riceviamo 6,16 euro a dose. Non mi stupisce che le dosi finiscano lì”. 

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