Valvole del cuore, quando, come e perché intervenire

Pubblicità
Pubblicità

Poco più di una persona su dieci, superata la soglia dei 75 anni, può presentare una malattia di una o più valvole del cuore. e dopo i 65 anni i rischi aumentano, stando alle stime delle ricerche internazionali.

In alcuni casi, specie se il quadro non è particolarmente grave, possono non manifestarsi disturbi, anche se la circolazione del sangue non è ottimale. In altri si possono avere sintomi diversi, dalle palpitazioni fino all’affanno e alla perdita di coscienza. O addirittura dolori che possono far pensare ad un infarto. Poi lo specialista scopre che una valvola non “lascia passare normalmente il sangue al suo interno quando questo viene spinto (in questo caso si parla di stenosi) o/e non si chiude perfettamente al momento giusto, consentendo un rigurgito di sangue verso l’indietro (insufficienza).

In tutti i casi i casi il quadro va individuato e poi trattato, caso per caso, sempre ricordando che a volte in una stessa valvola ci possono essere insufficienza e stenosi e che queste patologie possono manifestarsi in più valvole contemporaneamente.

Ma come occorre comportarsi? Per dare una risposta arrivano le linee guida della Società Europea di Cardiologia (Esc) e dell’Associazione Europea per la Chirurgia Cardio-Toracica (Eacts), pubblicate su European Heart Journal.

Ecco le proposte per trattare le malattie delle valvole cardiache in tempi di Covid

Secondo le nuove linee guida il primo passo fondamentale è sottoporsi ad una visita cardiologica. L’esame clinico, secondo le linee guida, è un fattore fondamentale per individuare il sospetto di una patologia valvolare. Poi si passa ad esami diagnostici più fini, privilegiando test che non siano invasivi a partite dall’ecocardiografia per poi approfondire con altri esami, su consiglio dei curanti.

Sul fronte delle cure, il fattore chiave è affadarsi a centri che abbiano un elevato volume di trattamenti e che possano affrontare la situazione identificando tempi e modi del trattamento grazie ad un’unità specializzata (Heart Team) che comprenda cardiologi clinici e interventisti, cardiochirurghi, specialisti di imaging, anestesisti cardiovascolari e infermieri,. Fondamentale, caso per caso, è tenere sempre presenti assieme il quadro clinico e la situazione anatomica, oltre alla preferenza del paziente.

Sportello cuore

Covid e cuore: così la pandemia ha messo in crisi prevenzione e cura delle malattie cardiache

Si arriva così alla cura. Stando a quanto riporta la comunicazione dell’Esc gli interventi (percutanei o chirurgici) sono indicati nei pazienti sintomatici se vi è un beneficio atteso.

Il processo decisionale nei pazienti asintomatici deve soppesare il rischio dell’intervento rispetto alla storia naturale attesa della patologia: quando si prevede una rapida progressione dei sintomi, l’intervento può essere giustificato se il rischio procedurale è basso. Nei pazienti anziani, le decisioni dovrebbero considerare l’impatto stimato del trattamento sull’aspettativa di vita e sulla qualità della vita. Insomma: anche il paziente ha un ruolo importante nella scelta dell’approccio.

Secondo il presidente della task force Eacts, Friedhelm Beyersdorf dell’Università di Friburgo, “i pazienti e le loro famiglie dovrebbero essere accuratamente informati e assistiti nelle loro scelte. Il sollievo dei sintomi da solo può giustificare l’intervento se è una priorità per il paziente. Tuttavia, il trattamento è considerato inutile quando non si prevede che prolunghi la vita o allevi i sintomi”.

Sulla scelta delle modalità d’intervento, infine, le linee guida ricordano che la maggiore esperienza e la sicurezza procedurale hanno portato a maggiori indicazioni verso un intervento chirurgico precoce in pazienti asintomatici con stenosi aortica, insufficienza aortica o insufficienza mitralica. Le linee guida sottolineano la necessità di una valutazione più completa e di un intervento chirurgico precoce nel rigurgito tricuspidale per evitare danni cardiaci irreversibili.

Per quanto riguarda le tecniche percutanee, i buoni risultati in pazienti ad alto rischio o inoperabili con stenosi aortica e insufficienza mitralica hanno portato ad un aumento delle indicazioni, purché si eviti l’inutilità.

Le linee guida segnalano anche che l’incoraggiante esperienza preliminare con interventi sulla valvola tricuspide transcatetere suggerisce un ruolo potenziale per i pazienti inoperabili, ma questo deve essere confermato da un’ulteriore valutazione.

Valvole del cuore, quando si può evitare la chirurgia

Le linee guida appena presentate si concentrano sulle valvole aortica, mitrale e tricuspide. Per capire il loro ruolo e il funzionamento occorre ricordare l’anatomia del cuore. Tra gli atri ed i ventricoli e nel punto in cui il sangue viene spinto dai ventricoli nei vasi sanguigni si trovano delle valvole, che hanno il compito di regolare il flusso del sangue ed evitarne il viaggio a ritroso.

In perfetto sincronismo, senza che ce ne accorgiamo, normalmente queste valvole si aprono quando il sangue deve passare consentendone il flusso regolare e si chiudono subito dopo evitando che si formino dei ritorni di sangue in senso anti-anatomico.

La tricuspide e la polmonare si trovano nel cuore destro, la mitralica e l’aortica in quello sinistro. Tricuspide e mitralica si trovano tra atrii e ventricoli, mentre la polmonare e l’aortica regolano il flusso di sangue dal cuore ai vasi.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *