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Van Reybrouck: “La morte di Attanasio un fatto senza precedenti in Congo. I gruppi di banditi dell’Est sono un grande business”

Luca Attanasio è stato ucciso un mese fa. Insieme alla sua guardia del corpo Vittorio Iacovacci e all’autista del convoglio Pam su cui viaggiava, Mustapha Milambo. David Van Reybrouck conosce bene la strada dell’attentato, tutta la regione e la Repubblica democratica del Congo. Le 600 pagine del suo libro “Congo” sono state tradotte e apprezzate in tutto il mondo. “La morte del vostro ambasciatore è stata una grave perdita per la comunità internazionale”.

Cosa ha provato quando ha letto la notizia che un ambasciatore era stato ucciso in un’imboscata sulla strada per Rutshuru?

“Ero davvero scioccato. Da quello che ho letto mi è sembrato di capire che lui facesse proprio parte di una nuova generazione di diplomatici. Molto aperto, lontano dal vecchio stile arrogante. Con un ruolo di rispetto e collaborazione. Una di quelle persone che può fare la differenza”.

Si aspettava che potesse succedere in quella parte del Paese?

“È estremamente raro che un diplomatico occidentale venga ucciso in Congo. Non ci sono precedenti. Ma la violenza quella si. Proprio la strada che va da Goma a Rutshuru è una delle zone più violente e pericolose del Congo. Tragicamente è anche la parte più bella del Paese. Ci sono stato quando c’era la guerra, più di 10 anni fa. Andavo verso il fronte. Goma era in mano al governo e io dovevo intervistare Laurent Nkunda (il generale a capo delle milizie per la liberazione del Nord Kivu, ndr)”.

Cos’è cambiato in 10 anni?

“Quella di allora era una violenza politica, per controllare il territorio. Oggi è economica. Spesso la gente mi chiede: ‘Ma perché continua la guerra in Congo?’ Non c’è guerra in Congo, ma un’economia militarizzata. In Occidente la guerra è molto cara. In Congo la violenza è economica e molto redditizia. Chiunque può comprare un paio di kalashnikov a un prezzo economico. E si reclutano i bambini. Ho intervistato dei bambini soldato dell’esercito di Nkunda. Mi hanno detto ‘ma noi ce la facciamo’. Gli danno fagioli, organici e di metallo, i proiettili.

Perché il Congo non ce la fa, come tanti altri Paesi africani?

“Quello che sta succedendo ora risale al periodo coloniale, all’indipendenza. I confini del Congo sono ancora coloniali. Il mondo cambia, ma i confini che vediamo sulla mappa dell’Africa sono i più stabili di tutto il pianeta. A parte il Sud Sudan e il Mali, le frontiere sono fisse. Questo vuol dire che l’Africa, ora, è ancora la sua eredità coloniale”.

E nell’Est?

“Quello che sta accadendo nel Congo dell’Est è il fallimento dello Stato. Dall’indipendenza in poi ha regnato Mobutu per 32 anni. Lui governava dall’alto, con l’appoggio degli Stati Uniti. E l’economia da formale è diventata informale: corruzione, mercato nero. Che negli anni 90 è diventata un’economia militarizzata. Nell’Est c’è la pirateria. Come in Somalia e nel golfo di Guinea. E nel parco Virunga, dove hanno ucciso Attanasio”. 

La morte di Attanasio quindi, in che contesto è avvenuta?

“I gruppi di banditi, 120 all’incirca, sono delle imprese ormai. Senza connessione ma gonfi di armi. Rapiscono per il riscatto. È un modello economico. Lo Stato non è in grado di proteggere la popolazione, né di garantire le necessità di base. E la gente vuole sopravvivere a qualsiasi costo. L’insicurezza è una risorsa economica. Finchè il Virunga non è sicuro, è redditizio. È la conclusione tragica”.

Ci sono dispiegate  le forze dell’Onu e migliaia di militari dell’esercito congolese. Inutili?

“Non sono in grado di ostacolare i banditi. E fino a quando non riusciranno a fermarli, loro continueranno a portare avanti questi modello di business. L’insicurezza è il bestiame dell’intera regione”.

Kinshasa ha dato la responsabilità dell’attacco alle Fdlr (Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, di etnia hutu, ndr)

“Sappiamo che oro e coltan attraversano il confine Congo-Ruanda illegalmente e regolarmente. Mi domando, quanto può entrarci il governo di Kigali in questo squilibrio di sicurezza? Fino a che quest’area ricca di minerali è insicura, qualcuno la può sfruttare a proprio piacimento. Se arrivasse la pace e tornassero i turisti, sarebbe la fine dello sfruttamento”.

Probabilmente non sapremo mai chi ha ucciso Attanasio. C’è qualcosa che si potrebbe fare, secondo lei, per far sì che questa morte non sia stata inutile?

“Nel 2003 l’Unione europea ha avviato l’operazione militare Artemis nella Rdc. Furono inviati migliaia di soldati, con comando francese, a Bunia per un breve tempo, nella regione dell’Ituri. Un’operazione autonoma autorizzata dall’Onu ma senza alcun ricorso ai mezzi e alle capacità militari della Nato. Una breve campagna militare di disarmo potrebbe fare la differenza. Questi banditi lavorano in un vuoto totale. Lo Stato è assente, l’esercito è corrotto e Kinshasa è lontana. Fanno quello che vogliono. Questa può essere un’opzione”.

Ma pensa che l’Ue ora potrebbe autorizzare un azione di questo tipo?

“L’Italia è stata trattata così duramente sulla questione migranti dall’Europa, che potrebbe essere arrivato il momento per l’Ue di fare qualcosa per il vostro Paese, restituendovi il favore”.



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