Veleni, accuse e ambizioni politiche: così è andato in crisi il comitato vittime del Covid-19

Pubblicità
Pubblicità

Che ci fosse stata una rumorosa rottura lo avevamo raccontato quindici giorni fa: adesso, volano gli stracci. Accuse reciproche, veleni, campagne di discredito, mail, chat interne, comunicati e contro-comunicati. Il Comitato Noi Denunceremo per le vittime del Covid – nato a Bergamo per chiedere giustizia per le migliaia di morti colpiti dal virus, una pagina Fb con più di 70mila iscritti, centinaia di famiglie rappresentate e altrettanti esposti depositati in Procura – si è di fatto frantumato sotto il peso di polemiche interne che hanno dato vita a una guerra ad alzo zero tra le due anime dell’associazione: da una parte Luca e Stefano Fusco, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’associazione; dall’altra, Consuelo Locati, coordinatrice legale del comitato, e Robert Lingard, pure lui avvocato, già responsabile della comunicazione. A far deflagrare le tensioni che covavano da tempo è stato, il 15 gennaio, un comunicato con il quale i Fusco – sulla pagina Fb del comitato – criticavano in maniera nemmeno troppo velata la Procura di Bergamo che per prima ha aperto un’inchiesta – tutt’ora in corso – sulla gestione dell’emergenza legata all’epidemia. Nella nota si parlava di possibili ritardi dei magistrati nell’acquisizione (avvenuta il 14 gennaio) dei documenti presso il Ministero della Salute, l’Iss e la Regione Lombardia. Un ritardo – era la tesi affacciata – che in via teorica avrebbe potuto dare tempo ai presunti responsabili di ritardi e omissioni di cambiare, insabbiare, nascondere le carte. In sostanza: secondo il comitato le indagini andrebbero troppo a rilento.

L’affondo del presidente Luca Fusco ha mandato su tutte le furie l’altra anima dell’associazione. Che si è dissociata dalla nota ribadendo totale e piena fiducia nel lavoro dei magistrati. Ne è nato un conflitto interno fatto di attacchi, tentativi di delegittimazione, presunte veline e veleni. Adesso, a distanza di due settimane, arriva il secondo tempo del match. Stavolta l’attacco parte dai legali del comitato: Locati e Lingard. Con un lungo comunicato, l’avvocato Consuelo Locati, che fino ad oggi ha curato il deposito di tutti gli esposti presentati in Procura da parte dei familiari delle vittime Covid, ha denunciato una serie di fatti. A partire dai valori stessi sui quali è nato il Comitato. Valori che, a sua detta, sarebbero stati traditi da mire personali dei vertici e obiettivi “altri”. “Con me tutti i colleghi del team legale che avevo costituito e con cui, ancora ad oggi, siamo uniti accomunati da un unico fine che è sempre lo stesso, verità e giustizia, valori incrollabili in cui crediamo fermamente e che hanno sempre connotato i post che ho scritto pubblicamente nel corso di questi 11 mesi. Ormai da qualche settimana, mio malgrado, ho realizzato che questa fede, questo credo, erano solo miei (e dei miei colleghi) perché è stato evidente che il progetto nato con me e per cui era sorto il comitato e che aveva un unico e preciso scopo, non apparteneva proprio ai suoi membri fondatori i quali, probabilmente, non solo non ci avevano creduto fino in fondo ma lo avevano via via trasformato stravolgendolo, probabilmente intendendolo quale prodromico o strumentale ad altri progetti”. Quali?

Locati lo spiega così: “Il 7 dicembre 2020 il presidente del comitato indiceva una videoconferenza in zoom con altri due membri del direttivo, oltre a me e Robert Lingard, comunicandoci la sua intenzione di abbandonare lentamente ma in tempi estremamente brevi l’aspetto giudiziario (ormai esaurito a suo dire) e far nascere ufficialmente un movimento di opinione similpolitico, ufficializzandolo probabilmente a decorrere dal primi mesi dell’anno 2021. Di fronte alla netta opposizione e contrarietà a simile decisione, il presidente ha dichiarato che avrebbe “corso” in politica da solo al che, non ho potuto fare altro che specificare, per quanto mi concerneva, sarebbe stato libero di portare avanti le sue scelte a condizione che non coinvolgesse il comitato”. Insomma: è successo questo. Che Luca Fusco, presidente del Comitato vittime, decide che il comitato – nato per chiedere giustizia per le vittime Covid – deve diventare un soggetto politico. E di quel progetto lui è il principale attore. Locati racconta di avere tentato in ogni modo di tenere la barra dritta sulla ragione fondante, e “sociale”, del Comitato Noi Denunceremo. L’aspetto giudiziario.  La ricerca della verità. Ma alla fine lo scontro è diventato non più sanabile.

Altro tema di discordia: la quota di iscrizione associativa. “Nel corso del mese di dicembre 2020 – dice Locati – veniva deciso dal direttivo che dal mese di gennaio 2021 la quota per l’iscrizione sarebbe stata aumentata, decisione che poteva essere pure compresa se l’aumento fosse stato contenuto ma non di certo decuplicato, come invece è stato fatto”. La quota passa da 25 a 50 euro. “Ma intanto il presidente del Comitato – con una diretta Fb del 29 gennaio 2021 – comunica agli aderenti che il comitato non avrebbe più proseguito e sostenuto l’azione giudiziaria civile intrapresa dai legali a dicembre 2020 in quanto, a detta loro, non in linea con la scelta dei professionisti e contraria alla loro volontà di “non volere risarcimenti”. Eppure al 29.01.2021 i legali sono ancora parte dell’azine giudiziaria insieme ai familiari. La stoccata finale: “Il Presidente e il vicepresidente del Comitato – attacca Consuelo Locati – hanno tradito la fiducia che gli aderenti avevano dello stesso Comitato”. Lo scontro, in piena epidemia, è aperto.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *