Site icon Notizie italiane in tempo reale!

Venezia 78. Almodóvar tra madri dolorose e la storia di Spagna: “Il mio paese ha una questione aperta con i desaparecidos”

“La memoria storica è una questione aperta in Spagna, il paese ha un dovere morale con le famiglie dei desaparecidos, quelli che sono stati interrati nelle fosse. Non possiamo chiudere la nostra storia recente senza affrontare questo tema”. Pedro Almodóvar porta in apertura alla Mostra del Cinema di Venezia, prima volta nella storia per un film spagnolo, una storia di maternità dolorosa, di identità complesse, di legami familiari, nella Spagna contemporanea che fa ancora i conti con l’eredità franchista e con le fosse comuni della guerra civile. “Io sono sempre stato molto sensibile a questo tema. Con la legge sulla memoria storica di Zapatero del 2007 abbiamo ottenuto qualcosa di molto incompleto, perché non c’erano investimenti e le poche esumazioni sono state fatte per iniziativa privata”

Madres paralelas, nelle sale dal 28 ottobre, racconta di due donne completamente diverse, Ana (Milena Smit), un’adolescente rimasta incinta dopo un abuso, e Janis (Penélope Cruz), fotografa quarantenne, che vivono insieme i giorni preziosi e difficili del parto delle loro bambine, quella maternità ‘solo femminile’ da cui i padri sono esclusi. Si sapranno dare reciprocamente forza nei momenti difficili e le loro vite saranno intrecciate per sempre. Di più non va raccontato di questa storia costellata di colpi di scena mélo.

Venezia 78, Penélope Cruz e Pedro Almodóvar aprono la Mostra con ‘Madres paralelas’

Sullo sfondo la questione della storia non riconciliata della Spagna con la Guerra civile. “Ora è la generazione dei nipoti che chiede riesumare quei corpi; come una generazione nata in democrazia potesse trovarsi in questa situazione, è inconcepibile. I relatori dell’Onu sono rimasti stupiti del fatto che ci fosse bisogno di una generazione nata dopo la dittatura per chiedere tutto questo, ma quelle precedenti sono vissute in una grandissima paura che è diventata praticamente patologica. A casa mia non si è mai parlato di guerra, il trauma era diffuso in tutta la società: non averlo fatto rende la legge sull’amnistia imperfetta. Non ci ha consentito di andare avanti, il processo democratico è stato sospeso”.

 Milena Smit, Pedro Almodovar e Penelope Cruz (agf)

Nella lunga filmografia del regista ci sono una sequela di figure materne, dal capolavoro Tutto su mia madre al suo ultimo film biografico Dolor y gloria, dove aveva affidato alla sua musa Pénelope proprio il ruolo di sua madre. “Mi interessano le madri imperfette di oggi che attraversano momenti difficili, perché quelle di prima erano il contrario, ovvero ispirate dal modello delle proprie madri. Io da bambino ero circondato da donne e tutte erano onnipotenti, hanno inciso molto sulla mia educazione. A Penélope ho affidato un personaggio nuovo, più difficile rispetto a quelli che aveva affrontato in passato; la mia esperienza con le madri è stata alla base di questa storia, ne ho incontrate che non avevano istinto materno”.

Dopo sette film insieme, il rapporto tra regista e musa si fa sempre più stretto. Racconta Cruz: “Pedro è la ragione per cui ho iniziato a fare l’attrice. A 16 anni sono uscita dal cinema dopo aver visto Legami dicendo ‘farò casting e voglio diventare attrice con la speranza di lavorare con lui’, due anni dopo mi ha chiamata dicendomi ‘scriverò un personaggio per te’ nel mio prossimo film. È un piacere lavorare con lui, comunichiamo bene, è una passeggiata anche quando è dura. Pedro è la mia rete di sicurezza, so che qualsiasi cosa succeda lui c’è, sul set non lo vedrete mai con un cellulare in mano o a pensare ad altro, è sempre presente, pronto a dare la vita per il film”. “Penélope non mi bombarda mai ma io so che lei aspetta e spera di essere la prima destinataria di un ruolo, che ci sia un personaggio con la sua età e le sue caratteristiche – dice il regista – e quando io scrivo un personaggio che è adatto a lei è sicuramente la prima a cui lo propongo. La ammiro molto come attrice, ma soprattutto noi ci capiamo, parliamo la stessa lingua. Sono un regista che chiede molto, so che lei fa tutto quello che può. Ha una fiducia cieca in me che ti dà coraggio e forza, è una grande lavoratrice”.



Go to Source

Exit mobile version