VENEZIA. Toni Servillo e Silvio Orlando, un ispettore carcerario e un detenuto, un incontro che si consuma in una scena tra le celle aperte nel braccio di un istituto in dismissione, in un momento sospeso di sofferenza condivisa. In Ariaferma, fuori concorso alla Mostra e in sala il 14 ottobre, Leonardo Di Costanzo mette in scena “l’assurdità del carcere”, tema che attraversa altri film, il doc Rebibbia Lockdown sul rapporto virtuoso tra studenti carcerati e giovani universitari, l’ucraino 107 mothers sulle donne in carcere, difficile distinguere tra detenute e agenti.
“Ariaferma – spiega il regista – l’ho scritto prima della pandemia: i pestaggi come quelli a Santa Maria Capua Venere accadono con regolarità.
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