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Venezia 78. ‘Ennio, un maestro’, Tornatore: “Il film su Morricone come una partitura”

Ennio, un maestro è il frutto di un lunghissimo lavoro che il regista Giuseppe Tornatore ha portato avanti per restituire al pubblico le mille anime del grande musicista e compositore. Nato con la collaborazione di Morricone, che con generosità si è raccontato all’amico Peppuccio, il film è diventato purtroppo un meraviglioso omaggio postumo. “Se Ennio avesse potuto vedere il film completo forse mi avrebbe detto che qualcosa non gli piaceva – racconta il regista – i nostri trent’anni di amicizia non ci hanno mai impedito di essere critici uno nei confronti dell’altro. Purtroppo ho avuto modo di fargli vedere il montaggio grezzo della prima ora, poi non c’è stato più tempo”.

Presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia alla presenza della moglie Maria e dei figli Andrea e Giovanni, le due ore e mezza del documentario di Tornatore sono un viaggio alla scoperta dell’incredibile vita e carriera di Morricone. Con il contributo di Bertolucci, Montaldo, Bellocchio, Argento, i Taviani, Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Bruce Springsteen, Nicola Piovani, John Williams, Hans Zimmer e Pat Metheny e molti altri il film ricostruisce tutte le tappe della sua vita. “Quando ho cominciato a lavorare al documentario mi sono chiesto che tipo di film avrei dovuto fare – ha raccontato Tornatore a Venezia – ho scelto la linea cronologica convinto che la sua storia potesse essere raccontato come un romanzo, anche per offrire un punto di partenza ai tanti che vorranno in futuro studiare la sua musica. Ho immaginato il film come una partitura in cui tutti i materiali erano come le note. Spero che il film si vedrà oltre che al cinema e sulle piattaforme, nelle scuole, nelle biblioteche, negli archivi perché c’è molto da imparare da Ennio”.

È lo stesso Morricone a fare da conduttore del racconto della sua storia, di questa vocazione che non nasce per suo amore ma per l’imposizione del padre trombettista, i primi anni di studio non facili, la sofferenza durante la guerra in cui racconta il padre lo portava con sé da un albergo all’altro per suonare prima per i tedeschi poi per gli americani e racimolare qualcosa da mangiare. L’ingresso al Conservatorio, la scelta di darsi alla composizione, il complesso rapporto con il suo maestro Petrassi, poi l’avanspettacolo, la scoperta della musica sperimentale con John Cage, i migliaia di arrangiamenti, l’incredibile successo delle canzoni degli anni Sessanta, Il barattolo, Abbronzatissima, Se telefonando solo per citare quelli immancabili. E infine la musica da cinema, inizialmente firmata con uno pseudonimo, Dan Savio, quella musica che lo ha reso celebre in tutto il mondo, che gli ha dato l’Oscar e una popolarità immensa ma che gli ha anche causato tanta sofferenza.

“Peppuccio” Tornatore e Morricone, storia di un’amicizia

“Non credo che si sia mai convinto della sua grandezza, questa era la particolarità di Ennio, un uomo semplicissimo eppure fuori dall’ordinario. Lui scriveva la musica e basta. Seguiva i suoi pensieri e le sue idee, non nascondeva le proprie emozioni, negli ultimi tempi e nella lunga intervista fatta insieme, poi il rivangare le stagioni della sua vita che hanno rappresentato momenti di sofferenza relativi al suo rapporto con la musica, si è commosso spesso. Il suo erano un amore assoluto per la musica sciolta da ogni vincolo e invece ha dovuto prestarsi all’uso della musica in un modo che lui stesso all’inizio pensava fosse un’umiliazione della musica. La sua onestà era tale che componeva musica da cinema come componeva la musica assoluta ma gli altri non lo capivano e questo gli causava sofferenza”.

Venezia 78, Tornatore e Morricone, un’amicizia che ha illuminato il cinema

Il film inizia con Ennio Morricone che fa ginnastica. “Molti sanno che le prime due ore della giornata erano dedicate a questo esercizio fisico. Ne ho parlato con lui e lui era d’accordo, non si trattava di guardarlo dal buco della serratura. – racconta Tornatore – Ho sempre pensato che in questa sua pratica non ci fosse solo il desiderio di stare in forma ma anche l’espressione della sua visione rigorosa della vita e dell’affrontare la sua unica passione: la musica”.



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