Venezia 78. ‘Ezio Bosso. Le cose che restano’: nel doc sul musicista c’è anche un brano inedito

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L’immagine più bella, non a caso, la regala l’amico e regista Gabriele Salvatores. “Ad Abbey Road per incidere la colonna sonora de Il ragazzo invisibile davanti a una sessantina di elementi della London Symphony Orchestra, Ezio dirigendo era in piedi, anzi sembrava volare”. Ezio Bosso il 13 settembre avrebbe compiuto 50 anni e, proprio quel giorno, si apriranno le prevendite per il documentario Ezio Bosso. Le cose che restano, in sala per tre giorni il 4, 5 e 6 ottobre. Fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia, è stato presentato con un tappeto rosso musicale grazie al quartetto d’archi del Festival di Musica di Portogruaro sulle note di Rumba verso il buco, dalla celebre colonna sonora di Io non ho paura.

Venezia 78. Ezio Bosso, tappeto rosso con quartetto d’archi per il doc

Il film, firmato da Giorgio Verdelli (alle spalle i documentari su Pino Daniele e Paolo Conte), racconta l’artista e l’uomo. “Non volevamo farne un film-ricordo ma farlo sentire vivo. Il film porta il nome di un brano inedito che il nipote, Tommaso Bosso, ha ritrovato e il cui titolo mi sembrava perfetto: The things that remain – spiega il regista – Abbiamo lavorato per rappresentare tutte le anime di Bosso: contrabbassista, compositore, pianista, direttore d’orchestra ma anche narratore della musica perché in questo non aveva eguali”.

Venezia 78, ‘Ezio Bosso – Le cose che restano’, ad Abbey Road con Salvatores

Il film è fatto di tantissima musica ma anche di tante parole, tra cui i suoi aforismi. A esempio, “la musica è magia, non a caso il direttore d’orchestra ha la bacchetta”, “la musica è come la vita, si può fare in uno solo modo: insieme”, “come nel film di Frank Capra qui è la musica a essere meravigliosa” o “per fare il musicista ci vuole lo stomaco di un camionista, l’allegria di un’entraneuse e la calma di un monaco buddista”. “Ezio Bosso era un grande affabulatore – spiega Verdelli – per questo abbiamo deciso di lasciare a lui il compito di parlare di sé attraverso le interviste che ha fatto negli anni. Ne avrò sentite almeno l’80%, tra quelle rilasciate in Italia e all’estero”.

Un anno senza Ezio Bosso, il ricordo di Salvatores: “Un grande musicista che sapeva sedurre con le parole”

“Questo film si rivolge al pubblico di Ezio Bosso ma anche a chi non lo conosce, per conoscere lo straordinario musicista, certamente, ma anche l’uomo. Era una persona che stabiliva una forte empatia, dal barista al sovrintendente, e questa è la cosa che arriva meglio. Ezio era capace di creare comunità. Anche noi abbiamo cercato di farlo col film”. Ne fanno parte, infatti, tanti amici oltre che la famiglia: Gabriele Salvatores, Valter Malosti, Enzo Decaro, Raffaele Mallozzi, Michele Dall’Ongaro, Fabio Bosso, Ivana Bosso, Giacomo Agazzini, Alex Astegiano, Oscar Giammarinaro, Giulio Passadori, Geoff Westley, Paolo Fresu, Silvio Orlando, David Romano, Alessandro Daniele, Angela Baraldi, Alessio Bertallot, Paolo Barrasso, Maurizio Bonino, Stefano Tura, Paola Severini Melograni, Carlo Conti, Gianmarco Mazzi, Tommaso Bosso, Alessia Capelletti, Giulia Vespoli, Virginio Merola, Rosanna Purchia, Diego Bianchi, Cecilia Gasdia, Stefano Trespidi, Michael Seberich, Silvio Bresso, Luca Bizzarri, Paola Turci. Alla proiezione ufficiale c’era anche Beppe Carletti de I Nomadi. “È venuto perché voleva omaggiare Ezio e vedere il film”, ha detto Verdelli.

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