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Venezia, effetto lockdown: ecco perché la laguna è diventata più blu

Oggi anche la laguna di Venezia, deserta per qualche mese a causa del lockdown, ritorna “blu” – o meglio meno inquinata: lo mostra un’indagine condotta da una chimica italiana, Teresa Cecchi, docente all’istituto ITT Montani, che ha analizzato le acque della laguna di Venezia. Lo studio, pubblicato su Science of the Total Environment, ha messo in luce una riduzione del 40% del numero di alcuni inquinanti rilevati nelle acque, legati principalmente ad attività umane, quali il traffico nella laguna, il sovra-turismo e microplastiche.

Giro del mondo durante il lockdown

Fenicotteri in Albania, procioni nel Central Park di New York e cervi a spasso nei sobborghi di Londra. L’effetto del lockdown nelle aree urbane ha mostrato la capacità della natura di riprendersi i suoi spazi nell’arco di poche settimane. Le immagini satellitari Nasa del progetto Earth Data Covid-19 confermano: l’inquinamento atmosferico è diminuito di un terzo e la qualità dell’acqua e dell’aria è migliorata di oltre il 40%. E le città hanno riscoperto una fauna che viveva ai margini. Leggi l’articolo

(foto: Getty Images)

Uno studio unico. Resa possibile dalla posizione strategica di Venezia, la ricerca è una delle prime ad indagare la relazione fra inquinamento dell’acqua della laguna e contaminazione dovuta al turismo, con particolare attenzione ai cambiamenti associati a una breve interruzione delle attività durante il primo lockdown nel 2020. A fornire i campioni dell’acqua per le analisi è Davide Poletto, direttore dell’organizzazione non governativa Venice Lagoon Plastic Free, che ha lavorato presso l’Ufficio Unesco di Venezia, ricordando che il sito “Venezia e la sua Laguna” è iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 1987. In questo quadro capire qual è il nostro impatto sulle limpide acque della laguna è importante anche per difendere la cultura e l’arte di questo sito. Lo studio dei campioni è stato svolto nel 2019, prima della pandemia e del lockdown, e ripetuta il 3 marzo 2020, subito dopo il lockdown – nella data in cui in Italia sono iniziate le prime riaperture.

Dal satellite

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Laguna di Venezia, calano gli inquinanti. Per le analisi è stata impiegata una particolare tecnica chimico-fisica per separare e riconoscere diversi composti chimici (chiamata Extraction-Gas Chromatography-Mass Spectrometry) che nel periodo precedente alla pandemia ha permesso di rilevare 40 composti volatili organici. Nelle analisi del 3 maggio 2020, dopo il lockdown, se ne rintracciano solo 23, mentre 17 sono spariti, con un calo del 40% nel loro numero. Inoltre l’analisi indica che la quantità di vari altri inquinanti è calata significativamente. Ci sono però anche 9 composti, individuati nello studio, la cui presenza non è cambiata prima e dopo il lockdown, probabilmente, come spiega Cecchi, a causa del fatto che sono maggiormente persistenti o prodotti anche da altre sorgenti. Durante le restrizioni, inoltre, le acque – come hanno mostrato diverse immagini – sono diventate pulite e limpide, anche se questo è probabilmente dovuto al minore movimento e alla minore turbolenza delle barche che portano verso l’alto materiali sul fondo dei canali.

Lo studio

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Dalla plastica ai carburanti dei vaporetti. L’autrice ha considerato e testato diversi composti volatili organici (in sigla VOC), che si sciolgono facilmente in acqua e si comportano come inquinanti. Si tratta di composti che derivano dai carburanti utilizzati dai veicoli, inclusi i vaporetti, ma anche da alcol, solventi, fumo di tabacco. La maggior parte degli inquinanti rilevati è costituita da aromi e composti presenti nei profumi, nei carburanti, nella gomma e nella plastica. Tutti questi elementi sono collegabili alla nostra presenza e al sovra-turismo proprio di Venezia. “Le restrizioni del lockdown – scrive Cecchi nel testo – hanno determinato un netto calo degli inquinanti delle acque marine”.

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L’autrice parla di risultati incoraggianti, precisando però che non è possibile collegare in maniera precisa la riduzione a specifiche sorgenti, come il trasporto marino o la minore quantità di sostanze inquinanti gettate dai turisti. In ogni caso è importante condurre ricerche sull’inquinamento delle acque, favorite dalla presenza di condizioni di studio eccezionali, come quelle fornite dalla laguna di Venezia, per comprendere meglio qual è il nostro impatto su questo sito culturale, archeologico e storico unico al mondo.



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