Vernice rossa per l’ambasciatore

Pubblicità
Pubblicità

L'ambasciatore russo Sergey Andreev aggredito a Varsavia durante una protesta. 9 maggio 2022 (Foto di Wojtek RADWANSKI / AFP)

Non è una statua, come si vede. Non è una statua l’ambasciatore russo Sergey Andreev aggredito oggi a Varsavia durante la cerimonia al mausoleo di guerra dei soldati sovietici. La colata di vernice rossa che copre il suo volto e le sue mani allude evidentemente al sangue che scorre in queste settimane di guerra.

Ma l’estetica del contemporaneo mista all’elettricità del presente crea curiosi cortocircuiti visivi; e la prima cosa che ho pensato davanti al signor Andreev ‘insanguinato’ è che somigliava al monumento che (forse) non gli sarà eretto. Mi è parsa per un attimo la matrice viva e vegeta e camminante di una statua potenziale ma sbagliata (come la larghissima maggioranza, quasi la totalità, delle statue dedicate a semplici per quanto celebri esseri umani). Fosse stato riconosciuto il difetto nell’hic et nunc, ci saremmo risparmiati l’assalto e lo sfregio da posteri? Ovviamente è un gioco, una sofisticazione del pensiero. Ma per l’appunto rende comunque evidente la necessità di fare i conti con le idee dei vivi finché sono vivi, più che correggerle fuori tempo massimo, quando non possono ascoltarci più. 

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *