La stagione del dubbio, che precede di venti giorni l’avvento del nuovo mondo, ha meteo incerto. Tempo variabile, orizzonte coperto. Nessuno vede davvero chiaro di là dal 25 settembre, neppure chi lo ostenta – soprattutto chi lo ostenta. Le vittorie scontate sono difatti le più insidiose, tutti sanno come va in conclave fra papi e cardinali, antipatiche domande nuove insorgono nella fastidiosa e troppo lunga attesa del trionfo annunciato: e se gli incerti restassero a casa, “tanto è già fatta”?
Se gli alleati ordissero un piano per una volta ben congegnato per disarcionare l’eroina? Se si arrivasse a una posizione di stallo, in cui di nuovo tornerebbe tutto nelle mani del Presidente della Repubblica – che…
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