Viaggio sul Tevere tra moria dei pesci, rifiuti e insediamenti abusivi

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È passata più di una settimana da quando quintali di pesci morti hanno invaso le sponde del fiume Tevere, sia nel centro della Capitale che alla sua foce, a Fiumicino. Una moria che è ancora ben visibile soprattutto nell’area di Castel Sant’Angelo, dove le carcasse rendono l’aria piuttosto irrespirabile. “È stata la puzza soprattutto ad aver destato tanta attenzione”, spiega Carmen Di Penta, presidente di Marevivo Onlus. “Alla prima pioggia forte che c’è stata, dopo un lungo periodo di siccità, l’acqua inquinata ha invaso il fiume e ucciso tutti questi pesci. È un fenomeno a cui purtroppo ci stiamo abituando”. Le cause? Sicuramente degli eventi atmosferici straordinari, ma anche la mancata manutenzione del Tevere come delle strade di Roma, il cui delavamento porta tutte le acque inquinate direttamente nel fiume. “Questo – continua Di Penta – è un paradiso, ma del tutto abbandonato: basta vedere i rifiuti o i tanti insediamenti abusivi presenti”.

Di Camilla Romana Bruno

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