A Louis Vuitton, il dilemma del ‘se proseguire o meno, come da programma, con la sfilata prevista il 30 novembre al Marine Stadium di Miami dopo la scomparsa meno di 48 ore prima del suo artefice’, il direttore creativo del menswear Virgil Abloh, lo ha risolto Shannon, moglie di Virgil e dunque l’unica ad avere voce in capitolo: certo che sì. Abloh avrebbe voluto che si andasse avanti, con o senza di lui.
Sapendo quanto il designer tenesse al suo lavoro, non le si può che dare ragione; e così, alle cinque e mezzo di pomeriggio, su una piattaforma a pelo d’acqua montata di fronte al Marine Stadium, ormai abbandonato da anni (è in programma la sua riqualificazione), è andata in passerella la collezione “Spin-off”, prosecuzione di quella per la prossima primavera/estate della maison. Sono 10 i look in più creati da Abloh per l’occasione, che si sono purtroppo rivelati essere pure i suoi ultimi.
È morto Virgil Abloh lo stilista di Louis Vuitton e Off-White che ha rivoluzionato lo stile contemporaneo
Il faraonico show era stato concepito per celebrare l’apertura della nuova boutique uomo del brand a Miami, quindi avrebbe dovuto essere in teoria “solo” una festa in grande stile. Invece, ha finito per diventare il testamento morale del designer tra gli alberi piantati sulla passerella, i fuochi d’artificio, la coreografia di droni che disegnano nel cielo aeroplanini di carta (il simbolo della serata), il gigantesco pallone aerostatico rosso fuoco con Monogramma Vuitton e l’enorme statua rappresentante Virgil che guarda verso il cielo; un elemento, quest’ultimo, che lascia pochi dubbi sulle reali condizioni del creativo.
La sua scomparsa a 41 anni è stata infatti descritta come “inaspettata”, ma a giudicare dalla statua stessa, dai video di preludio che mostrano un bambino che corre in bici attraverso le parti salienti della carriera di Abloh e dal suo insistere negli ultimi tempi sull’idea di “eredità spirituale” e sulla volontà di fare da esempio per i giovani neri, è abbastanza chiaro che Virgil fosse consapevole che questa sarebbe stata la sua ultima prova. Saperlo lascia un po’ l’amaro in bocca.
E poi, l’atmosfera allo show è strana. Prima di tutto, è caotica: ai 1380 invitati previsti se ne sono aggiunti oltre 300, accorsi a rendergli omaggio. Ci sono Kim Kardashian e Kanye West, che conosceva Virgil da più di 15 anni, Silvia Fendi (che ha tenuto entrambi a battesimo lavorativo come stilisti) con la figlia Delfina, Pharrell Williams e la sua quasi omonima Venus Williams, Rihanna e Asap Rocky, Maluma con cuore rosso spezzato sul cranio. C’è uno stuolo di clienti eccellenti e residenti in vista di Miami capeggiati da Ricky Martin e da Ivanka Trump in miniabito rosa; ci sono i colleghi come Jonathan Anderson e Francesco Ragazzi, e tutti i suoi collaboratori: nelle ultime 36 ore da Milano è arrivato l’intero team di Off White, il brand fondato da Abloh che lo ha reso celebre.
Addio Virgil Abloh: i messaggi di cordoglio degli amici, tra stilisti, modelle e star
La tristezza di tutti loro è palpabile, e va a cozzare con le centinaia di altri spettatori per i quali questa è e resta un’occasione mondana, da sfoggiare sui social il più possibile. Il loro comportamento è comprensibile, ma non per questo meno spiazzante. A dare il giusto peso al momento è il discorso commosso prima della sfilata dell’ad di Louis Vuitton Michael Burke: con la voce rotta dal pianto, spiega di considerare Abloh come un figlio, ricorda come lui gli confidasse spesso di sentirsi affine a Louis Vuitton – Sono entrambi uomini del loro tempo -, di come il suo pallino fossero le nuove generazioni. Al termine dello show escono a prendere l’applauso del pubblico i collaboratori dello stilista, tutti a testa bassa e lacrime trattenute a stento. È assente invece la famiglia: per permettere alla vedova di seguire al meglio lo show anche se da remoto, Vuitton ha approntato uno streaming personalizzato solo per lei.
E adesso per la maison viene il bello, si fa per dire: non sarà facile sostituirlo, anzi. Piacesse o meno la sua moda, di sicuro Abloh è stato capace di lasciare un segno profondo sul modo in cui si racconta – e si vende -, l’abbigliamento. Sarà una bella sfida.
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