Vivendi e Mediaset firmano la pace: i francesi fuori dal Biscione in 5 anni

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MILANO – Habemus pacem: dopo cinque anni di cause e litigi Mediaset e Vivendi firmano un accordo tombale per dirimere tutte le cause civili da quella per il portale Daily Motion (per cui è previsto a 26,3 milioni) a quelle presso il tribunale di Milano sul mancato acquisto di Premium.

Con la pace Vivendi si impegna a non ostacolare più la vita dell’azienda, anzi da socio di minoranza è  a supportare i piani di Mediaset di rivedere lo statuto cancellando il voto maggiorato (che sarà votato all’assise del 27 maggio) e quello per spostare la sede legale in Olanda (prevista all’assise del 23 giugno).

Quanto alla governance, finché Vivendi resterà un socio di minoranza potrà partecipare ma non lo farà in modo ostile. Tutte le ostilità, come le cause, cessano con l’accordo firmato oggi dopo giorni di serrate trattative tra l’avvocato di Mediaset, Luca Fossati dello studio Chiomenti, e il legale di Vivendi, Giuseppe Scassellati-Fronzolini di Cleary Gottlieb. Pare che i tempi per firmare la tregua siano stati allungati dalle interferenze di un altro importante studio legale, che invece è stato escluso dalla trattativa.

Vivendi che era entrata a gamba tesa su Mediaset, nel novembre del 2016 rastrellando in Borsa il 28,8%, ora uscirà in punta di piedi dall’azionariato nell’arco di 5 anni. Del resto il tribunale di primo grado ha quantificato il danno subito da Mediaset per la disdetta unilaterale dell’accordo sulla pay tv in solo 1,7 milioni, dando nei fatti ragioni a Vivendi.

La fiduciaria Simon (19,9% del capitale) è previsto che smantelli la sua posizione progressivamente per gradi sul mercato nell’arco di 5 anni, salvo che Fininvest decida di esercitare la sua prelazione su parte delle azioni che non dovessero essere cedute.
Vivendi cederà invece direttamente entro l’estate metà della sua quota, ovvero il 5%, a un prezzo che è leggermente superiore a quello attuale (ovvero di 2,7 euro) a Fininvest (che ha un un’opzione call su questa quota) restando azionista con il 4,7% circa.

La finanziaria della famiglia Berlusconi dovrebbe poi chiedere l’integrazione dell’ordine del giorno dell’assembela del 23 giugno e la distribuzione di un dividendo straordinario di 0,30 euro.
Le due aziende si impegnano a non interferire nel reciproco ambito di attività in futuro, salvo il caso dell’asta su M6 in Francia dove entrambe sono orientate a gareggiare in modo trasparente.

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