Vivere nei Comuni ostaggio delle frane: Garzeno e Dossena, i paesi che “si muovono”

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Interi centri abitati costruiti sopra frane che scivolano lentamente ma inesorabilmente verso valle, ferrovie e strade statali che in caso di allarme vanno chiuse in tempi brevi, laghi a rischio esondazione: sono molte le situazioni di potenziale pericolo create dal dissesto idrogeologico in Lombardia. Monitorarle con la massima attenzione e studiarne l’evoluzione nel corso del tempo è il compito del Centro di monitoraggio geologico (Cmg) di Arpa a Sondrio: in tutta Italia le frane sono circa 600mila, oltre 100mila delle quali sul territorio lombardo.

Il Cmg ne tiene costantemente sotto controllo 45: ventidue in provincia di Sondrio, cinque nella Bergamasca, otto nel Bresciano, sei nel Lecchese, tre in provincia di Como e una nel Pavese: “Possiamo dire che noi non evitiamo le frane – spiegano – ma tragedie come quella del Vajont”.

Viaggio nei Comuni ostaggio delle frane – Garzeno e Dossena: i paesi che “si muovono”

A Tavernola Bergamasca movimenti di due centimetri al giorno

L’ultima in ordine di tempo è quella di Tavernola Bergamasca, sul lago d’Iseo, presa in carico dai tecnici il 24 agosto. Si tratta di una grande frana di roccia, di circa due milioni di metri cubi, che lo scorso febbraio aveva fatto registrare movimenti anche superiori ai due centimetri al giorno: dopo il primo intervento d’urgenza messo in atto dalla Regione con la Provincia di Bergamo, la Comunità montana e i Comuni della zona per mettere in sicurezza l’area, è scesa in campo Arpa.

Ora uno speciale radar interferometrico – installato dalla Provincia di Bergamo e attualmente gestito dai tecnici del Cmg – sorveglia costantemente la parete, effettuando una scansione dell’intero versante ogni due minuti. Ciò consente di acquisire dati in tempo reale e allertare in caso di emergenza la sala operativa di Regione Lombardia.

La prima fase di studio sulla frana si è conclusa proprio nei giorni scorsi e i risultati sono stati presentati dall’assessore regionale al Territorio e alla Protezione civile Pietro Foroni durante un incontro con tutte le rappresentanze istituzionali del territorio: Regione Lombardia stanzierà un milione e mezzo di euro per la progettazione relativa alla messa in sicurezza del monte Saresano, nel Comune di Tavernola.

“Nelle prossime settimane – ha spiegato Foroni – verrà portata in giunta una delibera per attuare l’accordo con l’autorità di bacino del lago d’Iseo e mettere così a disposizione le risorse necessarie per procedere con la progettazione dell’intervento di mitigazione del rischio”. Intervento che consisterà nell’installazione di una serie di tiranti nel terreno, posti a una profondità tale da superare l’area di scivolamento, che saranno poi raccordati tra loro in superficie da una trave di collegamento. Fortunatamente ora la frana di Tavernola ha rallentato e gli strumenti in questo periodo stanno rilevando movimenti dell’ordine di decimi di millimetro.

 

La duplice finalità del monitoraggio: essere pronti a dare l’allarme

La finalità del monitoraggio del Cmg può essere duplice: conoscitiva oppure per essere pronti a dare l’allarme: “Nel primo caso il monitoraggio viene effettuato tramite sensori che inviano dati una volta alla settimana o anche una volta al mese, perché lo scopo è semplicemente quello di verificare l’efficacia di un muro di contenimento o l’ipotesi di movimento di un versante – spiega Luca Dei Cas, dirigente del centro di Sondrio – Nel secondo invece l’attenzione è più alta perché c’è la possibilità che le frane causino pericoli per la popolazione e quindi se si verificano movimenti significativi la sala operativa della Regione va allertata in tempo reale, in modo che si possano subito mettere in atto i provvedimenti del caso, che possono andare dalla chiusura di una strada all’evacuazione di alcune case o di un intero paese”.

Ventinove frane monitorate 24 ore al giorno, 25 milioni di dati all’anno

Le frane monitorate con quest’ultima finalità sono attualmente 29, tenute sotto controllo tutti i giorni 24 ore su 24 con un’ampia strumentazione che comprende anche speciali radar interferometrici in grado di effettuare scansioni delle pareti rocciose interessate a intervalli di pochi minuti, come accade nel già citato caso di Tavernola Bergamasca.

“Al Cmg riceviamo 25 milioni di dati ogni anno e c’è sempre un tecnico reperibile nel caso in cui i sensori rilevino movimenti anomali delle frane che sono ‘sorvegliate specialì – continua Dei Cas – Per far fronte alle problematiche legate al dissesto idrogeologico si possono ovviamente adottare soluzioni strutturali, come per esempio l’installazione di reti paramassi, ma sarebbe troppo dispendioso farlo per tutte le frane. Quindi si ricorre al monitoraggio, molto meno costoso, per prevenire i possibili danni”.

Cmg: “Non evitiamo frane, ma tragedie come il Vajont

Il Cmg non può impedire che una frana si stacchi dalla montagna, ma con le informazioni raccolte può salvare la vita a chi rischia di rimanervi intrappolato sotto: “Semplificando al massimo, possiamo dire che noi non evitiamo le frane, ma tragedie come quella del Vajont. Per esempio, grazie al monitoraggio della frana di Gallivaggio nel Comune di San Giacomo Filippo (in provincia di Sondrio), abbiamo dato l’allarme tre giorni prima che crollasse, nel maggio del 2018, permettendo di chiudere in tempo il Santuario della Madonna di Gallivaggio e un ristorante collocato proprio sotto la parete rocciosa – prosegue il dirigente del centro di monitoraggio geologico – Peraltro la sensibilità su questo tema è considerevolmente aumentata nel corso degli anni e in particolare nell’ultimo decennio. Basti pensare che tra il 2005 e il 2006 monitoravamo solo 17 frane in Lombardia, a fronte delle 45 attuali”.

Un incremento notevole e in apparenza decisamente allarmante. In realtà però “questo non significa che il dissesto idrogeologico sia peggiorato, nonostante la situazione si sia aggravata a causa dei mutamenti climatici e della scarsa manutenzione di molti versanti montuosi – sottolinea Luca Dei Cas – I cittadini dovrebbero anzi sentirsi più sicuri, perché tenendo sotto controllo più frane garantiamo una prevenzione più efficace”.

“Attenzione al pericolo, ma no ad allarmi affrettati”

Al di là dell’indubbia valenza scientifica, il lavoro dei tecnici del Cmg riveste anche una grande importanza dal punto di vista psicologico, perché “ci muoviamo su un crinale difficile, sempre in bilico tra la necessità di avvertire tempestivamente i vertici regionali in caso di pericolo da un lato e la fondamentale cautela dall’altro. Non possiamo permetterci di gridare ‘al lupo’, perché i nostri avvertimenti vanno a impattare sulla vita delle persone. Perderemmo credibilità se lanciassimo allarmi troppo affrettati e nello stesso tempo non possiamo ignorare i segnali di pericolo”.

Anche perché quelle monitorate dal Cmg sono frane di milioni di metri cubi (per avere un’idea dei possibili effetti, basti pensare che quelle che si sono verificate nel Comasco alla fine di luglio, mettendo in ginocchio interi Comuni e ricoprendo il lago di detriti, erano di “appena” qualche decina di migliaia di metri cubi). Per esempio a Garzeno (nel Comasco, precisamente nella zona dell’alto Lario occidentale) l’intera frazione di Catasco è costruita sopra una frana di oltre 25 milioni di metri cubi: una situazione con cui gli abitanti, per la maggior parte anziani, hanno imparato a fare i conti sin dalla fine degli anni Novanta.

“Il monitoraggio è indubbiamente utile, ma qui servirebbero anche interventi strutturali di cui non possiamo farci carico da soli – sottolinea il sindaco Eros RobbaAbbiamo bisogno dell’intervento della Regione e dello Stato“.

Quando si trova di fronte a situazioni di questo genere, il Cmg mette in atto un doppio controllo sui movimenti della frana: al monitoraggio da remoto in tempo reale viene affiancato quello manuale. Quindi i tecnici si recano periodicamente sul posto per controllare di persona la correttezza dei dati raccolti tramite la strumentazione specifica. Questa doppia verifica viene messa in atto anche a Dossena (nella Bergamasca), altro paese che si trova sopra una frana in movimento.

“Situazione aggravata da disordine urbanistico”

Il versante su cui è posto l’abitato è in buona parte occupato da accumuli di frane di scivolamento che si muovono lentamente verso il fondovalle: qui il monitoraggio di Arpa è iniziato nella primavera del 2017 e da allora si sono per fortuna registrati movimenti estremamente lenti, che in alcuni settori del paese hanno assunto valori di un centimetro annuo. “Molte abitazioni, nonché i nostri principali edifici pubblici ed ecclesiastici si trovano sopra la frana. Sappiamo bene di dover tenere alta la guardia – sottolinea il sindaco Fabio Bonzi – Su varie case e sulla chiesa sono installati dei fessurimetri, strumenti che permettono di monitorare l’evoluzione delle lesioni create sui muri da cedimenti o assestamenti del terreno”.

Se fenomeni franosi come quelli di Catasco e di Dossena sono monitorati da anni, altri sono entrati solo di recente nel novero di quelli controllati dal Cmg di Arpa: “Noi abbiamo come unico committente Regione Lombardia, intesa sia come ente amministrativo sia come Protezione civile regionale. Sono loro a indirizzarci, indicandoci le frane su cui attivare il monitoraggio” spiega ancora Luca Dei Cas, che conclude: “La storia ci insegna che i fenomeni franosi non sono affatto tipici della nostra epoca: anche nel 1600 grandi città vennero distrutte per questo motivo. Però in passato la Terra era decisamente meno antropizzata e c’erano quindi molte più possibilità che le frane si staccassero e cadessero in zone disabitate”.

Detto questo, “è innegabile che l’espansione edilizia anche incontrollata avvenuta nel nostro Paese dal secondo Dopoguerra in poi e il disordine urbanistico che ne è conseguito abbiano aggravato la situazione del dissesto idrogeologico – conclude – Ora il territorio ci presenta il conto”.

Catasco: 120 persone vivono sopra una frana

Garzeno (nel Comasco, precisamente nella zona dell’alto Lario occidentale) è un paese in perenne movimento, nel senso letterale del termine: l’intera frazione di Catasco, dove vivono circa 120 persone (sulle 700 totali residenti nel piccolo Comune), è infatti costruita sopra una frana.

“I primi rilievi inclinometrici effettuati da Regione Lombardia qui da noi risalgono al 1998, quindi siamo ben consapevoli della situazione, anche se la mia amministrazione è iniziata solo nel 2019 – spiega il sindaco Eros Robba – La popolazione di Catasco è composta per lo più da persone anziane, che sono abituate a fare i conti con i movimenti della frana. I cittadini sono i primi a tenere d’occhio con estrema attenzione le crepe sui muri delle loro case per cogliere eventuali allargamenti e c’è chi ogni due anni circa deve effettuare opere di manutenzione sui caloriferi che si staccano dalle pareti. Il monitoraggio è indubbiamente utile, ma qui servirebbero anche interventi strutturali di cui non possiamo farci carico da soli”. Anche in questo caso, sottolinea il primo cittadino, è attesto un intervento della Regione e dello Stato.

Nella scheda dedicata a Catasco sul sito di Arpa si legge che la frazione è da tempo interessata da movimenti sia superficiali sia profondi con conseguente lesionamento degli edifici. Il volume stimato della massa in movimento è di circa 25 milioni e 500mila metri cubi. A partire dal 2016 la strumentazione topografica ha registrato movimenti da uno a tre centimetri all’anno, confermati dai periodici rilievi radar da terra. “Si tratta di un movimento che avviene in profondità. Non ci sono segni evidenti, come per esempio edifici abbattuti o masse di terra in giro, ma dal 1997 a oggi questa situazione continua a provocare piccoli problemi alle abitazioni – continua il primo cittadino – Per ora la zona interessata è quella della cintura bassa della frazione di Catasco, ma il rischio è che un’eventuale riattivazione della frana possa estendersi fino all’abitato di Garzeno”.

Il territorio della zona è reso fragile anche dall’erosione causata dall’acqua, dato che Catasco si trova 100 metri sopra l’alveo del torrente Albano, a una quota di 500 metri sul livello del mare. “Servirebbero lavori di consolidamento e drenaggio e andrebbe rafforzato l’argine del torrente – conclude Robba – Fortunatamente possiamo contare sull’importante lavoro di prevenzione dei tecnici dell’Arpa e di recente siamo stati coinvolti in un progetto pilota della Protezione civile. Seguiamo attentamente l’evolversi della situazione, ma sapere che c’è questo movimento ci fa stare sempre con il fiato sospeso”.

Dossena: da trent’anni 900 persone vivono sopra una frana in movimento

I 900 abitanti di Dossena (nella Bergamasca, a circa mille metri di quota) sanno da circa 30 anni di vivere sopra una frana in movimento: “Per fortuna non sono particolarmente allarmati. Tutte le amministrazioni che si sono succedute nel tempo hanno dovuto fare i conti con questo problema” racconta il sindaco Fabio Bonzi.

Il versante su cui è posto l’abitato, come si legge sul sito di Arpa, è in buona parte occupato da accumuli di frane di scivolamento che si muovono lentamente verso il fondovalle. A partire dal 1970 sono state eseguite numerose opere di sistemazione dei versanti e il monitoraggio eseguito fino al 2012 dalla rete geotecnica comunale ha evidenziato movimenti fino a 2-3 centimetri annui alternati a movimenti inferiori a 7 millimetri all’anno. La strumentazione radar da satellite, per gli anni fra il 1992 e il 2013, ha poi indicato spostamenti tra i 5 e i 10 millimetri annui.

In particolare il territorio sottostante le case, che storicamente era quello maggiormente critico, con movimenti misurati fino ad alcuni centimetri all’anno, negli anni successivi al 2010 ha mostrato movimenti molto contenuti o assenti, probabilmente grazie alla realizzazione delle opere di contenimento del versante e di drenaggio delle acque. Il monitoraggio di Arpa è iniziato nella primavera del 2017 e da allora si sono per fortuna registrati movimenti estremamente lenti, che in alcuni settori del paese hanno assunto valori di un centimetro annuo.

“Molte abitazioni, nonché i nostri principali edifici pubblici ed ecclesiastici si trovano sopra la frana, che è proprio in centro, e oltre al monitoraggio del Cmg noi ne mettiamo in atto un altro più casalingo, nel senso che sono gli stessi cittadini di Dossena a segnalarci le situazioni di criticità. Sanno tutti che dobbiamo tenere alta la guardia – continua Bonzi – Su varie case e sulla chiesa sono installati dei fessurimetri, strumenti che permettono di monitorare l’evoluzione delle lesioni create sui muri da cedimenti o assestamenti del terreno”.

Sin dai primi anni Duemila sono stati messi in atto interventi per tamponare gli effetti della frana: “Inizialmente il movimento si attestava su qualche centimetro all’anno, mentre oggi grazie a queste operazioni si parla di pochi millimetri annui – sottolinea il primo cittadino – Tutto il territorio è comunque tenuto sotto controllo dai sensori installati dall’Arpa”. La frana di Dossena tende a muoversi soprattutto quando c’è un innalzamento o un abbassamento delle falde acquifere, quindi “l’obiettivo è realizzare dei pozzi profondi, che peschino l’acqua dalle falde e la portino in superficie in modo che venga incanalata in zone in cui non crei problemi” conclude Fabio Bonzi.

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