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Wall Street sperimenta la finanza-slow: “Basta riunioni Zoom di venerdì e sabati di lavoro”

MILANO – Wall Street prova (senza troppa convinzione) a convertirsi alla finanza-slow per preservare i suoi dipendenti dallo stress dallo stress da smart-working, da orari di lavoro dilatati a dismisura e dall’overdose quotidiana di teleconferenze. A un anno dall’arrivo del Covid, il bilancio “psichiatrico” della rivoluzione del lavoro da casa è in chiaroscuro. Gli analisti di Goldman Sachs si sono rivoltati contro i vertici della banca d’affari per gli “abusi” di un impegno che li costringeva a dormire cinque ore a notte. Citigroup – per prevenire problemi simili – ha deciso di giocare d’anticipo. Mettendo paletti rigidi per evitare che il lavoro da casa travolga l’esistenza privata dei suoi dipendenti. I diktat della ad Jane Fraser, messi nero su bianco in un memo girato a tutti i lavoratori lunedì, sono chiari: vietate le chiamate di Zoom e tutte le videoconferenze di venerdì. Una sorta di casual Friday digitale. Un monitoraggio più attento delle chiamate collettive per evitare abusi e per ridurre al minimo quelle al di fuori dell’orario di lavoro. E l’istituzione di un giorno di vacanza – il 28 maggio – in cui verrà celebrato il “Reset day”. Ventiquattro ore in cui i lavoratori di Citigroup si dedicheranno al Detox digitale, pensando solo se stessi e ricaricando le pile.

Le mosse dei big newyorchesi – Goldman Sachs ha raccomandato l’applicazione rigida della Saturday rule, cioè l’obbligo di non chiamare gli junior tra le nove di sera del venerdì e le 9 di mattina di domenica – chiariscono definitivamente un fatto: lo smart working – alla prova dei fatti – rischia di essere molto più faticoso (e pericoloso per gli equilibri personali) del lavoro tradizionale. L’Università di Stanford ha certificato con uno studio approfondito i danni della “Zoomite acuta” ovvero la patologia legata all’overdose di videoconferenze. Dettagliandone cause e pericoli. Il Parlamento europeo, di fronte a un aumento del 30% delle ore lavorate dallo studio in casa in era-Covid si è sentito in dovere di votare con maggioranza bulgara il diritto alla disconnessione dei cittadini.

Il memo di Citigroup, nella sua chiarezza e vista la fonte, è una sorta di manifesto dei diritti dello smart-worker: “Le continue chiamate telefoniche tra casa e lavoro e la durezza dell’impegno in remoto in epoca di pandemia hanno finito per penalizzare il nostro benessere e il nostro equilibrio”, scrive Fraser, forse non a caso la più potente ad donna di Wall Street. “Questa – ha aggiunto – è’ una situazione non sostenibile perle persone e quindi per la banca. E visto che la fine della pandemia non è dietro l’angolo dobbiamo per forza intervenire con qualche aggiustamento. E’ un vantaggio per i singoli ma anche per la banca”.
Fraser ha anche illustrato ai dipendenti come intenderà adattare l’organizzazione del lavoro una volta che la crisi sanitaria sarà alle spalle: la presenza in ufficio – precisa il memo – sarà preponderante, specie per i più giovani. Ci saranno diverse posizioni ibride con gente che starà tre ora al giorno sul posto di lavoro e due si collegherà da casa. Per qualche funzione “ma saranno casi rari” continuerà invece il lavoro da remoto.



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