Walter Schiavone, il figlio del boss dei Casalesi “Sandokan” aggredisce una guardia nel carcere di Opera: “Ti rompo la mazza in testa”

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Si era lamentato perché l’agente di polizia penitenziaria gli aveva consegnato solo una delle due confezioni di candeggina che aveva richiesto e comprato. Così ha colpito l’uomo con uno scopettone al collo e all’orecchio minacciandolo: “Ti rompo la mazza in testa”. Protagonista dell’episodio, avvenuto sei giorni fa nel carcere milanese di Opera, è Walter Schiavone, secondogenito del capoclan dei Casalesi Francesco ‘Sandokan’ Schiavone.

Per questo fatto il pm di turno ha chiesto per Schiavone, detenuto in regime di 41bis per associazione mafiosa e omicidio, la convalida dell’arresto e la notifica di un’ordinanza di custodia in carcere per le accuse di resistenza e lesioni (prognosi di 10 giorni per l’agente penitenziario).

La gip Alessandra Di Fazio ha bocciato entrambe le richieste della Procura perché, spiega nel provvedimento, Schiavone è già detenuto in regime di carcere duro “da anni, per essere stato condannato alla pena dell’ergastolo” e “il fatto di cui oggi si tratta è di modesta entità”. Ed è stato “compiuto ‘da dentro le sbarre’, circostanza che di per sé escludeva che il gesto dello Schiavone potesse condurre a peggiori conseguenze”.

La “misura carceraria”, spiega ancora il giudice, “è del tutto sproporzionata alla gravità dei fatti commessi” e “tutte le altre misure coercitive non sono praticabili, in ragione del regime detentivo in atto”. E la “direzione carceraria” può “provvedere in via disciplinare”. Tra l’altro, l’agente aveva spiegato a Schiavone di non aver potuto consegnare anche la seconda bottiglia di candeggina perché “la ditta fornitrice non aveva la completa disponibilità del prodotto”.

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