Xi con Putin e i Brics lancia un messaggio contro le sanzioni e “l’espansionismo” della Nato

Pubblicità
Pubblicità

PECHINO – Al summit dei Brics Xi Jinping e Vladimir Putin tornano insieme sul palcoscenico (virtuale) di un grande evento internazionale. Al vertice che riunisce Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica e che si apre domani, il presidente cinese – padrone di casa di questa quattordicesima edizione – ha ribadito la sua visione del mondo nel discorso di apertura pronunciato al Brics Business Forum, evento che precede l’avvio ufficiale dei lavori. Il leader di Pechino è tornato a scagliarsi contro le sanzioni – quelle imposte “all’amico” russo –  definite “un boomerang che alla fine danneggerà il mondo intero”, e “i fatti hanno dimostrato ancora una volta che sono un’arma a doppio taglio”. “Politicizzare, strumentalizzare e trasformare in arma l’economia mondiale, utilizzando una posizione dominante nel sistema finanziario globale per imporre sanzioni a casaccio, non farà altro che danneggiare gli altri oltre che se stessi, facendo soffrire le persone in tutto il mondo”. 

Contro “l’espansionismo” della Nato

Torna ad ammonire contro “l’egemonismo” e la “politica dei blocchi” che non porteranno alla “pace e alla sicurezza”, ma soltanto a “guerre e conflitti”. E soprattutto mette in guardia contro l’allargamento delle alleanze militari. “La crisi ucraina è un campanello d’allarme per il mondo”, dice Xi: “La fiducia cieca in una posizione di forza, l’allargamento delle alleanze militari e il perseguimento della propria sicurezza a scapito della sicurezza di altri Paesi portano inevitabilmente a uno stallo”. Messaggio nemmeno troppo velato a Stati Uniti e Nato – come ribadito più volte negli ultimi mesi anche dal suo ministro degli Esteri – che nella visione di Pechino (e di Mosca) sono i responsabili del conflitto.

Ucraina, telefonata Xi-Putin: sostegno reciproco, ma l’export cinese in Russia intanto è crollato

Ribadendo così quanto già detto la settimana scorsa durante la telefonata con il leader del Cremlino quando garantì il sostegno a Putin sulle questioni di sovranità e sicurezza di Mosca. Messaggio detto pensando anche soprattutto al proprio cortile di casa (il Mar cinese meridionale, con Taiwan, e il Pacifico) e quelle varie sigle – dal Quad all’Aukus – che la Cina vede come delle Nato asiatiche per contenerla (è di oggi la notizia che la Corea del Sud aprirà una missione al quartier generale della Nato a Bruxelles).

Un’alternativa all’Occidente

Nel suo discorso Xi ha proposto un’alternativa alla governance globale dominata dall’Occidente, tra cui la riduzione delle barriere al commercio, agli investimenti e alla tecnologia con il Wto al centro, oltre a dare alle economie emergenti e ai Paesi in via di sviluppo maggiore voce in capitolo nella governance economica. Un nuovo sviluppo globale per lanciare indirettamente un messaggio ai leader del G7 che si incontreranno domenica in Germania.

A San Pietroburgo la “Davos di Putin” disertata dai big: ospiti senza nome e leader sanzionati

Putin dal canto suo ne ha approfittato per annunciare la discussione su un aumento della quota della Cina nel mercato dell’auto in Russia e le trattative per l’apertura di una catena di supermercati indiani nel Paese. Ricordare che le forniture di petrolio verso Pechino e New Delhi “crescono in modo significativo” e di come – dopo le sanzioni – Mosca stia reindirizzando il proprio commercio verso i Paesi del gruppo dei Brics che, dice il leader russo, “stanno lavorando alla creazione di una valuta per gli scambi internazionali basata su un paniere comprendente tutte le valute dei Paesi interessati”, alternativa al dollaro e all’euro. Accusa, infine, l’Occidente di aver creato una crisi cronica dell’economia globale.

Legami più stretti con i Brics

Pechino punta molto su legami più stretti tra i Brics – i 5 Paesi rappresentano il 40% della popolazione del mondo e quasi un quarto del Pil del pianeta – ma punta, anche, ad allargare questa alleanza ad altre nazioni del cosiddetto Sud del mondo. La proposta cinese, avanzata già il mese scorso, è quella di aprire le porte per “iniettare più energia positiva in un mondo che deve affrontare turbolenze e sfide”. Contatti già ci sono stati con Argentina, Senegal, Thailandia, Egitto, Nigeria, Indonesia, Emirati Arabi, Arabia Saudita. Xi si pone dunque come un federatore dei Paesi emergenti. Il Global Times, il tabloid in lingua inglese del Partito, era stato ancora più esplicito nei giorni scorsi: Pechino intende “controbilanciare la tendenza dei Paesi occidentali a formare piccole cricche con il G7”. La Cina intende “portare aria fresca nel mondo che include un sistema di governance globale equo invece di uno dominato dall’egemonia americana”.

Ecco perché l’India non condanna la guerra di Putin

Non sarà una passeggiata per Pechino. In primis per le resistenze indiane (vista anche la rivalità tra i due Paesi sui confini contesi), ma soprattutto perché molte delle nazioni che la Cina vorrebbe imbarcare nel progetto hanno votato a sostegno dell’Ucraina nelle ultime risoluzioni Onu. 

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *