Mettete in una stanza un leghista, un sovranista e un postfascista e fateli parlare di diritti civili: ne usciranno con una buona intesa di base, che in sostanza è che non se ne fa niente. Mettete in una stanza con lo stesso scopo un socialista, una femminista e un liberale di sinistra. Intanto fermi tutti. Una femminista chi? Una femminista di Arcilesbica cresciuta in via Pomponazzi, storica sede del movimento romano nei Settanta, o una femminista con residenza alt Tik tok, che indica la zona “alternativa” del social caro ai giovanissimi, quella dove si rivendica la militanza non binary, cioè non binaria, che rifiuta la dicotomia maschile-femminile (preparatevi, qui è pieno di sigle, acronimi e definizioni…
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