Pulp Sanremo, scoppia il caso John Travolta: dopo ‘Il ballo del qua qua’ non firma la liberatoria. Ma finisce (con tutte le scarpe) in una vicenda di pubblicità occulta

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Ha poco da scherzare, Fiorello, nel dire che “Il ballo del qua qua di John Travolta è stata una delle gag più terrificanti della storia della tv”. E’ la verità ma c’è poco da ridere perché quelle immagini non le vedremo più: l’attore americano non ha firmato la liberatoria che consente la diffusione del video. Non esattamente un figurone, da parte del Festival, che alla star ha riservato un trattamento indegno per chiunque, men che mai per il protagonista di film che appartengono alla memoria collettiva da cinquant’anni.

Ma se sui social molti hanno posto la domanda “chi te l’ha fatto fare?”, una risposta c’è: i soldi. A quanto sembra, l’attore – che dal Festival avrebbe ricevuto un cachet di 200 mila euro, secondo altre indiscrezioni di 500 mila – è testimonial di un noto marchio di sneakers, quelle bianche che indossava ieri sera, prodotte da un’azienda che avrebbe contribuito sostanziosamente. Guarda caso, nella seconda serata del festival c’era seduto, in prima fila, il presidente di quella società, Franco Uzzeni (la “U” del marchio U-power), con indosso le stesse scarpe. Sui profili social dell’azienda sono state ricondivise tutte le inquadrature sulle scarpe bianche ai piedi di Travolta che balla, con la scritta “in anteprima le nuovissime scarpe”. Insomma, uno spottone di proporzioni bibliche, non dichiarato s’intende, chiamasi pubblicità occulta.

Quanto allo show, la partecipazione di Travolta, attore due volte candidato all’Oscar (nel 1977 per La febbre del sabato sera, nel 1995 per Pulp Fiction) è stata un’occasione non solo sprecata, ma anche maltrattata. A partire dalla condanna di dover ripetere sé stesso all’infinito, auto-citandosi con le coreografie di Grease e di Pulp Fiction. Perfino Lorella Cuccarini è riuscita a superare l’obbligo di dover sventolare le mani al ritmo di La notte vola ogni volta che appare in tv. Ma quel che s’è visto sul palco dell’Ariston, al fianco di Amadeus, non era ancora niente.

Il peggio è venuto dopo, fuori dall’Ariston, davanti al Glass di Fiorello, quando ha dovuto ballare – non senza un manifesto imbarazzo – Il ballo del qua qua. “This is devil, this is comunist, ha cantato Bella ciao” ha detto lo showman a Travolta, ironizzando su quanto accaduto il giorno prima in sala stampa, quando il conduttore e direttore artistico e Marco Mengoni sono stati al gioco di Enrico Lucci che ha chiesto loro di intonare l’inno partigiano. “La fine della carriera di Travolta è qui, stasera” ha detto Fiorello, che evidentemente ci ha provato in tutti i modi benché sia dura scalfire un mito come Travolta che tornerà a essere quel che è da sempre portando però con sé non certo un buon ricordo degli show italiani.

Povero John: lui ci aveva provato, all’inizio, a dare un tono “altro” al suo intervento, parlando della passione per il cinema e ricordando di aver visto La strada di Fellini per la prima volta a quattro anni, “mi sono innamorato di Giulietta Masina, mio padre mi spiegò che muore perché le spezzano il cuore, da qual momento ho deciso che non avrei mai spezzato il cuore di nessuno”. Ci ha pensato Fiorello a spezzare il cuore dei fan che tuttavia non gliel’hanno perdonata: tutt’altro che teneri i commenti social, tutt’altro che pacata la reazione di Travolta, trascinato suo malgrado in una gag distruttiva, in cui è cascato con tutte le scarpe.

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