Jessica White: “Meloni si comporta come Orbán, mina la credibilità dei giornalisti per evitare domande e critiche”

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Charleston — La linea della premier italiana Giorgia Meloni con i media «riflette un approccio simile a quello del leader ungherese Orbán, per evitare l’esame del governo e minare la credibilità dei giornalisti». È il giudizio di Jessica White, autrice dell’ultimo rapporto sulla libertà di stampa in Europa pubblicato dalla Freedom House, organizzazione bipartisan per la promozione della democrazia fondata nel 1941 dalla first lady Eleanor Roosevelt e dal candidato repubblicano alla Casa Bianca Wendell Willkie.

Nel suo studio intitolato “Reviving News Media in an Embattled Europe” lei scrive che “leader illiberali hanno sviluppato metodi sofisticati per silenziare e cooptare i media”. A chi si riferiva?

«Anche nelle democrazie più stabili ci sono pressioni economiche e legate alla trasformazione digitale, che vengono sfruttate dai leader illiberali e populisti. Orbán ha usato tattiche legali, extra legali ed economiche, per perseguitare le voci indipendenti. Bosnia, Serbia, Croazia e Polonia lo hanno imitato».

Denuncia le cause frivole per intimidire i media, Italia inclusa.

«Sono intimidazioni che minano il giornalismo indipendente facendo leva sulla precarietà finanziaria, perché generano costi. In Italia le presentano anche i politici. É molto preoccupante perché vengono da persone in posizioni di potere, e segnalano la mancanza di tolleranza per lo scrutinio delle loro attività. Chi governa dovrebbe aderire agli standard più alti di verifica e tollerare le critica indipendente, ma succede il contrario».

Nel suo rapporto l’Italia è al livello 3 insieme alla Polonia, un gradino sotto Germania e Francia, e uno sopra l’Ungheria. Perché?

«In Ungheria l’80% dei media è controllato dal partito di governo. L’Italia è un gradino sopra, ma restano molte sfide».

Meloni è alleata politica di Orbán: teme il rischio che lo imiti?

«Orbán usa pratiche illiberali per spingere i media ad appoggiarlo e altri lo seguono. Interferenze politiche, sugli organi regolatori, la tv pubblica. In Italia è stato processato Roberto Saviano per aver criticato Meloni in un talk show. Era accaduto prima dell’elezione, ma dimostra intolleranza per lo scrutinio».

Lei denuncia “l’alto livello di faziosità e il basso livello di professionalità” nei media italiani. A cosa si riferisce?

«C’è sempre stato storicamente un alto livello di faziosità nei media legati agli interessi di certi partiti politici, che ha avuto un effetto sulla cultura delle redazioni e la fiducia del pubblico. C’è la diversità nei media, ma anche la percezione che sono connessi ai politici. Il tema della fiducia del pubblico resta in Italia. Bisogna applicare alti standard per guadagnarla, distinguendo le opinioni dai fatti».

“Repubblica” è stata attaccata da Meloni per un articolo in cui si scriveva che si prepara a vendere beni pubblici. È intimidazione?

«Solleva la questione dell’accesso all’informazione. Funzionari pubblici che dovrebbero fornire le informazioni ai cittadini, e avere un dialogo aperto, rifiutano invece le domande. E quando i media pubblicano una critica, rispondono che non sono credibili. Avviene in paesi come l’Ungheria, dove i giornalisti indipendenti faticano a porre domande al governo, e quando pubblicano qualcosa vengono attaccati e accusati di essere finanziati da entità straniere o di rappresentarne gli interessi. È una della tattiche più comuni».

Meloni copia Orbán?

«Non direi necessariamente che copia, ma riflette un approccio simile, per evitare lo scrutinio e minare la credibilità dei media, invece di rispondere alle domande in maniera diretta. L’accesso all’informazione è un fattore chiave per i giornalisti, per poter porre domande critiche ed avere risposte».

Lei nota le minacce contro giornalisti. Si rischiano violenze?

«Sì. Abbiamo visto negli Usa e in Europa leader che demonizzano la stampa, e come risultato c’è stato un aumento di minacce e violenze. È successo durante le proteste contro i vaccini, anche in Italia. In Francia, la gente in strada ha attaccato verbalmente e fisicamente i media. Ciò genera un ambiente ostile che esacerba le tensioni. Trump è stato ostile, definendo i giornalisti nemici del popolo, ed ha avuto un impatto globale, perché altri politici ora lo imitano».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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