Bologna, il liceo Manzoni senza voti: “La pagella verrà data solo alla fine”

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Le Manzoni di via Scipione dal Ferro saranno le prime scuole ad attivare a Bologna una classe senza voto, sulla scia di altre esperienze italiane, dal liceo Morgagni di Roma al Monti di Cesena. Debutterà il prossimo anno, e riguarderà una prima del liceo scientifico. Un progetto che nasce «dall’assunto di base che gli obiettivi formativi vanno raggiunti attraverso il benessere degli studenti», spiega il professor Giacomo Rosso Marziali, referente del progetto. Ma attenzione, «la classe “senza voto” non deve generare un equivoco, perché non sarà una classe senza valutazione. Anzi, la valutazione degli studenti sarà molto più frequente e costante, il feedback sarà puntuale e immediato rispetto a un compito svolto, una discussione fatta in classe, una rappresentazione ai compagni. La valutazione, essendo costante, serve ad alimentare il processo di apprendimento».

Alle Manzoni, istituto paritario della fondazione Malavasi che conta 560 studenti fra medie e superiori, nascerà dunque una “Classe degli obiettivi e del dialogo”, come presentatoi in un convegno del 12 dicembre al quale ha partecipato anche l’assessore alla Scuola Daniele Ara. Ma perché per far stare bene gli studenti a scuola occorre eliminare il voto? «È una bufala dire che sotto stress si rende meglio», osserva Rosso Marziali. «Piuttosto che continuare a usare il voto come una minaccia, bisogna capire cosa può spingere uno studente a studiare. La minaccia del voto implica che quell’apprendimento sia mnemonico, destinato a esaurirsi in tempi brevissimi, e a non costruire e raggiungere il successo formativo. Valutare attraverso il feedback consente un percorso che si ri-orienta via via, e non una misurazione alla fine dove chi era bravo resta bravo, e chi era indietro resta indietro». Ma a fine anno gli studenti si ritroveranno comunque dei voti in pagella. «È l’unico aspetto normativo su cui non si può transigere.

La valutazione non è il fine dell’apprendimento

Ma al voto si arriverà con una valutazione costante e una co-costruzione della valutazione con gli studenti: sia il feedback tra pari sia l’autovalutazione». E chiarisce: nella classe degli obiettivi e del dialogo «interveniamo su tutto il processo che si compie per arrivare a quel numero. Altrimenti si continua a pensare che la valutazione sia il fine dell’apprendimento (ovvero imparo perché devo essere valutato), mentre la valutazione serve all’apprendimento: il meccanismo è capovolto. La valutazione orienta lo studente a migliorare su degli aspetti, e questo lo fa lavorare per arrivare al raggiungimento degli obiettivi». Il progetto delle Manzoni, aggiunge la dirigente scolastica Marilena Ignesti, parte «da un’analisi dei bisogni degli studenti che post Covid non stanno bene a scuola, provano disagio e ansia, sono incerti e insicuri. Questo male si accompagna a quella che dovrebbe essere la reale funzione della scuola: istruire ed educare. È una via da provare, prendendo spunto da altre realtà scolastiche, per avere basi solide, e calandole nella realtà locale. Quello che ci piacerebbe è una classe parallela – una sorta di classe placebo – per poter fare i confronti e avere riscontri oggettivi sul fatto che la sperimentazioni funzioni davvero o meno».

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