Incendio all’ospedale di Tivoli, s’indaga per omicidio colposo plurimo. Cause, impianto e piani evacuazione: i tre punti dell’inchiesta

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Rifiuti stoccati in un piazzale sul retro dell’ospedale, con materiali di vario tipo che hanno iniziato a bruciare facendo propagare le fiamme tra i piani del nosocomio, così è stato messo in ginocchio l’ospedale di Tivoli. Dopo le prime verifiche, è stato individuato con certezza il punto da cui è partito il rogo divampato nella tarda serata di sabato al San Giovanni Evangelista di Tivoli, alle porte di Roma, in cui sono morti tre pazienti.

A prendere fuoco sono stati i rifiuti, ammassati in gran quantità, in un’area all’aperto. Sotto le finestre del pronto soccorso.

Rifiuti speciali e alcuni anche pericolosi. In questa parte dell’ospedale, che dà su viale Roma, la facciata è annerita. La fiammata è arrivata dentro i reparti e da lì è stato l’inferno.

La Procura di Tivoli ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo e incendio colposo, ha sequestrato alcune aree dell’ospedale per gli accertamenti ed è probabile che nei prossimi giorni proceda alle prime iscrizioni nel registro degli indagati.

I pm hanno anche già nominato il medico legale e il tossicologo e disposto le autopsie sui corpi delle vittime, due donne e un uomo, tutti ultraottantenni e ricoverati in diversi reparti.

Chi sono le tre vittime

Sono tre le vittime. Romeo Sanna e Pierina Di Giacomo di 86 anni. E Giuseppina Virginia Facca di 83 anni. Paura tra i pazienti, in tutto 193, che sono stati portati via dalla struttura. Tra questi ci sono 7 bambini e una donna incinta messa in salvo con un’autoscala, e i pazienti Covid che si trovavano nel reparto al piano meno uno.

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Le ispezioni

Una volta domate le fiamme, i vigili del fuoco hanno effettuato una serie di ispezioni per trovare elementi utili alle indagini. Mentre gli investigatori fin dalle prime ore del mattino, stanno raccogliendo documentazione e vagliando le immagini del circuito di videosorveglianza.

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Ancora da chiarire le cause del rogo

Ancora da chiarire le cause del rogo, ma sembra escluso il gesto volontario. A dirlo è stato proprio il procuratore Francesco Menditto in una conferenza stampa, spiegando che sono state acquisite numerose immagini delle telecamere e che al momento non si segue la pista dolosa.

L’incendio partito dall’esterno

Resta da stabilire cosa abbia generato le fiamme e se possano essere in qualche modo legate a un’incuria. Il rogo sarebbe dunque partito dall’esterno, sul retro della struttura, coinvolgendo un container con dentro scarti ospedalieri, e si è poi propagato al piano interrato fino a a raggiungere il pronto soccorso, con il fumo che ha invaso diversi reparti.

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Sotto la lente il sistema antincendio

A finire sotto la lente in queste ore anche il sistema antincendio. All’arrivo dei pompieri del distaccamento di Tivoli, poco distante dall’ospedale, il fuoco era già molto diffuso all’interno dell’edificio. Tanto che, per spegnerlo, hanno lavorato sette ore, fino all’alba.

Gli accertamenti si concentreranno anche su questo aspetto per stabilire se ci sia stato un malfunzionamento dell’impianto antincendio che sarebbe stato aggiornato l’ultima volta sette anni fa, nel 2016, nell’ambito di una serie di interventi che avevano riguardato in tutto venti strutture ospedaliere del Lazio.

Fonti sindacali sostengono che nell’ultimo periodo non erano presenti nella struttura le squadre di servizio di guardia antincendio e che negli anni scorsi il personale dell’ospedale ha seguito i corsi dedicati a questi eventi, ma non ha fatto alcuna prova di evacuazione.

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E, tra chi è riuscito a scappare dalle fiamme, qualcuno ha raccontato di aver sentito all’improvviso un forte odore di bruciato mentre si trovava al pronto soccorso, poco dopo è andata via la luce e i locali si sono riempiti di fumo. A far strada, hanno riferito i testimoni, le luci d’emergenza. Alcuni pazienti sono stati portati in braccio all’esterno, altri sui materassi e per raggiungerli i soccorritori hanno anche sfondato delle porte. Un caos che, ed è questo un altro punto che sarà toccato dall’inchiesta, chiama in causa il piano di evacuazione.

Il piano di evacuazione c’era?

il piano di evacuazione c’era, era aggiornato? In quelle fasi concitate, oltre ai vigili del fuoco, sono stati impegnati carabinieri, poliziotti e personale sanitario. Per il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, “il bilancio è drammatico ma poteva essere peggiore”. E anche secondo il procuratore di Tivoli l’intervento dei soccorritori è stato “tempestivo”.

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