Mondiali: in campo anche la Palestina, fa 0-0 con il Libano

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“E’ stato un buon risultato, così come, nei giorni scorsi, avevamo svolto dei buoni allenamenti. Andiamo avanti giorno per giorno, e nonostante tutto. Cercate di capire: i miei vivono in uno stato di ansia costante, a causa della guerra e di ciò che sta accadendo”. Nel giorno delle nazionali, in cui è cominciata anche la seconda fase delle eliminatorie mondiali zona Asia, è tornata in campo (per la prim volta dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas) anche la Palestina, che in campo neutro, negli Emirati Arabi, e a porte chiuse, ha pareggiato 0-0 con il Libano nel gruppo I. E le parole del ct Makram Daboub descrivono le condizioni in cui gioca la sua squadra, capace di cominciare con un risultato positivo che fa sperare nel passaggio del turno. Vista la situazione, basti pensare che la Palestina oggi ha giocato priva di tre titolari che non sono riusciti a lasciare la Striscia di Gaza, andare al terzo turno sarebbe un miracolo, ma in ogni girone passano le prime due, e allora perché non sperare, seppur tenendo conto che il primo posto sarà dell’Australia che oggi ha travolto per 7-0 il Bangladesh? La forza di questa squadra, spiega il suo tecnico, è che “siamo assolutamente orgogliosi di rappresentare il popolo della Palestina, vogliamo regalare alla gente dei risultati positivi e per me è un grande onore guidare questi ragazzi”. I quali, a parte i tre impossibilitati ad andarsene (“dieci dei miei giocano in club palestinesi – spiega Daboub – ma solo in sette sono riusciti a fuggire”), sono dal 22 ottobre scorso in Giordania, dove hanno svolto gli allenamenti in vista della partita di oggi e di quella di martedì prossimo, in Kuwait (di nuovo campo neutro) contro i ‘Socceroos’ australiani. “Le difficoltà maggiori sono quelle psicologiche – dice ancora il ct -, come si fa a non pensare a cosa sta succedendo in Plalestina, e a familiari, amici e parenti? Anche quando siamo sul bus, tutti insieme, i miei provano a telefonare, ma io non dico loro niente: capisco la situazione”. Un ex nazionale della Palestina, Said al-Kurd, ha avuto la casa completamente rasa al suolo dai bombardamenti, ed è riuscito a portare via soltanto una coppa e un ‘mazzo’ di medaglie, ovvero i trofei di una carriera. Per il resto non ha più nulla, e la sua immagine davanti alla macerie ha fatto il giro dei compagni. “Siamo la squadra di un popolo che vuole essere visto e udito dal resto del mondo – spiega Daboub – e che vorrebbe vivere normalmente come gli altri. Questa nostra nazionale rappresenta il desiderio di uno Stato che vorrebbe essere libero e sovrano”. E allora avanti con il sogno dei Mondiali, a cui la Palestina non ha mai preso parte. Intanto si cercherà di limitare i danni contro l’Australia, anche se i giochi che contano sono quelli fuori dal campo.
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