Omicidio dell’ex vigilessa di Temù Laura Ziliani: condannati all’ergastolo le due figlie e Mirto Milani

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Era stata chiesta la massima pena, e i giudici l’hanno riconosciuta. Sono stati condannati all’ergastolo le sorelle Paola e Silvia Zani e Mirto Milani, tutti e tre gli imputati accusati dell’omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù e madre delle due donne. La pm Cary Bressanelli aveva chiesto la massima pena per tutti e tre e la Corte di assise di Brescia, presieduta da Roberto Spanò, ha accettato le richieste dell’accusa, stabilendo anche sei mesi di isolamento diurno. Alle due figlie della vittima e al complice, fidanzato della più grande e amante della più giovane, è stata riconosciuta anche l’aggravante della premeditazione.

Di Laura Ziliani non si avevano notizie dalle 7.05 dell’8 maggio 2021, quando – secondo la denuncia delle figlie – sarebbe uscita dalla casa di villeggiatura in Val Camonica per andare a camminare. L’unica “traccia” di Laura — 55 anni, ex vigilessa a Temù, già impiegata in Comune nel settore tesoreria, e da quattro anni in servizio nel Comune bresciano di Roncadelle — era saltata fuori dopo quindici giorni: una scarpa Salomon trovata sulla pista ciclabile di Temù all’altezza del ponte del torrente Fiumeclo.

Il caso della donna svanita nel nulla “dopo un trekking in motagna” divenne il giallo della Valcamonica. Il corpo della donna fu ritrovato nella tarda mattina dell’8 agosto, non lontano dal greto del fiume Oglio, parzialmente decomposto e in slip e canottiera, la sua mise da notte. Ma i sospetti erano già fortemente indirizzati verso il trio. Le contraddizioni sugli orari della mattinata della scomparsa era apparse fin dai primi verbali: non quadravano tempi e modi di quella gita mattutina, e i dati del cellulare di Laura Ziliani dicevano altro. La prima scarpa da trekking era saltata fuori il 23 maggio, dopo la fine delle ricerche, ed era sospetta. Due giorni dopo, il testimone Claudio M. aveva visto Silvia Zani e Mirto Milani sistemare la seconda scarpa ai margini del bosco, di proposito. Troppo, per non pensar male.

Omicidio Laura Ziliani, la confessione delle figlie e di Mirto Milani: “Con il sacchetto in testa non moriva, allora l’abbiamo strangolata”

E a quattro mesi dalla scomparsa di Laura Ziliani arrivò difatti la svolta nelle indagini con gli arresti dei tre, il 24 settembre 2021 con l’accusa di omicidio volontario, aggravato dalla relazione di parentela con la vittima, e di occultamento di cadavere. L’ultimo indizio è arrivato dagli esami tossicologici: tracce di bromazepan nel cadavere, un ansiolitico usato probabilmente per vincerne le resistenze e sopprimerla nel sonno. Quindi la confessione. “Il proposito omicidiario è il frutto di una lunga premeditazione e di un piano criminoso che ha consentito loro di celare per lungo tempo la morte e di depistare le indagini”, scriveva il gip Alessandra Sabatucci nell’ordinanza di custodia cautelare.

“I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici”, hanno dimostrato una “freddezza non comune” nel commettere un fatto di “indicibile gravità”. In una sola notte gli arrestati “si sono liberati del cadavere della vittima e, il mattino successivo, hanno iniziato a chiamare i soccorsi e portato avanti una ricostruzione del tutto alternativa dei fatti, anche a fronte delle indagini dei Carabinieri, dimostrando una non comune freddezza a dispetto della giovane età e dell’incensuratezza”.

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