Manifestazione “No antisemitismo” a piazza del Popolo, Di Segni: “Se non si può girare con la stella di David a Roma c’è un problema di libertà”

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“We will rise again”. È con l’incoraggiamento del presidente d’Israele Isaac Herzog che si è aperta la manifestazione contro l’antisemitismo organizzata a piazza del Popolo dalla comunità ebraica di Roma e dall’unione delle comunità ebraiche italiane. Nella piazza blindata dalle forze dell’ordine, l’atmosfera è tesa. Poco prima dell’inizio della manifestazione i poliziotti hanno rimosso diversi adesivi antisemiti affissi sui muri (sionisti= nazisti).

Nonostante la minaccia della pioggia, tanti sono i manifestanti in strada, circa 3000 che sventolano bandiere di Israele, dell’Italia e della pace. L’evento si apre con un video che riassume molti degli episodi di antisemitismo degli ultimi mesi in Italia. Poi iniziano gli interventi dal palco: “Se non si può girare con la stella di David a Roma è evidente che abbiamo un problema di libertà”, afferma la presidente dell’Ucei Noemi di Segni, che prima di intervenire accusa le istituzioni e la società civile italiana per la loro indifferenza. “Avremmo voluto non essere noi a organizzare questa manifestazione, ma essere ospiti della manifestazione promossa dalle istituzioni. Ma alla fine i promotori siamo noi, ci prendiamo questa responsabilità ma vogliamo far capire che noi non siamo quelli da compatire”.

Il pensiero è condiviso da tutta la piazza e viene ribadito anche da Giuseppe Pecoraro, coordinatore nazionale dell’antisemitismo. “Non avrebbe dovuto organizzare la comunità ebraica la manifestazione”. Sul grande palco allestito nella piazza c’è spazio per alcuni giocattoli. Uno scivolo, delle costruzioni e una macchinina per ricordare i bambini che sono ostaggio di Hamas dallo scorso 7 ottobre. Da quel giorno sono passati quasi due mesi. “Il massacro del 7 ottobre ha resuscitato sentimenti antisemiti in tutta Europa e anche qui a Roma”, aggiunge Victor Fadlun, presidente della comunità romana. “Antisemitismo non riguarda solo noi ebrei ma tutta la società. Le pietre di inciampo profanate e le stelle di David associate alla svastica sono una violenza che nega agli ebrei il diritto di esistere”.

Alla piazza arriva anche il messaggio di Liliana Segre, che viene letto dal palco. “L’eterno ritorno di quella guerra mi fa sentire prigioniera di una trappola mentale senza uscita, in pena per Israele ma anche per tutti i palestinesi innocenti intrappolati nella catena delle violenze e dei rancori”. Quando il presidente del Senato Ignazio La Russa prende la parola è proprio alla Segre che si rivolge. “È giusto parlare di due stati e due popoli. È giusto come ha detto la Segre. Lei dice provo angoscia per gli ostaggi e per le loro famiglie. E’ un’angoscia che sentiamo tutti in maniera incredibile. Ma le vie della pace bisogna trovarle, ma per trovarle serve una precondizione assoluta. Che nessuno pensi, dica, voglia che Israele non abbia diritto alla sua esistenza. Fino a quando qualcuno non vorrà l’esistenza di Israele continuerà per sempre l’odio e sarà impossibile la pace. Basta distinguere ebraismo da antisionismo. È un giochino. Io non ho ancora visto antisionismo che poi non finisca per essere contro gli ebrei. Le due cose stanno insieme”.

Dopo di lui a parlare è il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che cita Oriana Fallaci: “Sto con Israele e sto con gli ebrei” e chiude il suo discorso scandendo più volte ad alta voce “lunga vita ad Israele”. Salvini che ha iniziato il suo discorso leggendo un articolo del New York Times elencando le numerose violenze perpetrate nei confronti delle donne e dei bambini aggredite da Hamas. “Io penso che la condanna a qualsiasi tipo di violenza non possa conoscere distinzioni. Il 7 ottobre è stata commessa una carneficina che deve essere condannata senza se e senza ma”.

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